Economia

Quel bail-in che ci deve preoccupare e la necessità di pensare alla bad bank

Il primo gennaio il bail-in è diventato legge. Ce ne dobbiamo preoccupare? Passata la bufera per le 4 banche salvate a novembre tutto rientrerà nella normalità? Crediamo sia giusto aver paura di ciò che non si conosce. Ed in pochi hanno compreso la portata di questa nuova legge. Sono diversi i motivi per cui pensiamo sia necessario essere preoccupati. Il primo è legato alla confusione di rapporti istituzionali che hanno portato alle gestione dei piani di salvataggio. Il secondo alla comunicazione. Se il Bail-in è questo, basta con il buonismo. Le banche non solide non devono meritare la fiducia dei risparmiatori che non possono rappresentare il parco buoi su cui scaricare colpe non loro. La loro solidità, però, non va nascosta, anzi andrebbe resa pubblica. Nel 2000 le banche in Italia erano 840, 729 nel 2008, 611 a fine del 2014. Quante ne resteranno al termine dell'anno appena cominciato? C'è un dato su tutti che spaventa: il totale dei crediti deteriorati supera i 337miliardi. Oltre il 17% del Pil. Peggio di noi fanno solo Cipro ed Irlanda, due paesi che sono stati costretti ad intervenire pesantemente per salvare il proprio sistema bancario. Da noi però si è adottato il bail-in senza intervenire prima. Scelta molto discutibile visto che questi dati sono noti da tempo. Che sia una sorta di condanna a morte già firmata per gli istituti più in difficoltà? Anche un profano dei numeri può facilmente comprendere come questo sia il problema dei problemi, di come le sofferenze siano il tallone d'Achille delle banche di casa nostra. Senza una Bad Bank difficilmente si rivedrà il sereno, difficilmente le banche potranno riprendere con i prestiti a ridare linfa all'economia e se l'economia non riparte le banche saranno sempre più in difficoltà e le sofferenze continueranno a salire. Di questo si parlerà domenica alle 22.

00 nel corso trasmissione Mercati che Fare in onda su TgCom24.

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