Lo spread tra Btp decennali e omologhi tedeschi è a 190 punti, il massimo da ottobre del 2014. Il rendimento è al 2,12%. Il differenziale Bonos/Bund segna 133 punti a un tasso dell’1,56%. Pesa il timore di una vittoria del No al referendum del 4 dicembre, che spinge gli investitori a vendere i titoli del debito pubblico italiano e quelli delle banche. Insomma di fatto torna il balletto dello spread e agita ancora l'atmosfera del voto. Già nelle scorse settimane lo sperad era tornato a livelli abbastanza alti sempre legando i suoi effeti al referendum. Lo scorso 14 novembre lo spread tra Btp decennali e omologhi tedeschi, era volato sopra quota 180, a 180,2 punti, dopo aver aperto sopra i 170 punti. Secondo gli esperti ad influire sarebbe il rischio politico connesso all'esito del referendum costituzionale. Di fatto il ricatto è molto esplicito: lo spread sale solo se vince il Sì. Nessuna correlazione infatti viene fatta tra l'operato del premier e l'aumento dello spread. Per Renzi non vale affatto il terorema del 2011 quando gli "esperti analisti" a colpi di spread costrinsero l'ultimo governo Berlusconi a rassegnare le dimissioni. E nelle analisi sui mercati entra anche Confidustria con la congiuntura flash del Centro Studi: "La prossima scadenza foriera di incertezza è il referendum costituzionale italiano. I rendimenti dei titoli sovrani sono in aumento già da prima delle presidenziali Usa - spiega il Csc - il Treasury decennale è cresciuto di oltre mezzo punto al 2,38% a novembre (da 1,78% a inizio mese).
In Europa, il Btp italiano è salito al 2,14%, da 1,38% il 25 ottobre (minimo 1,04% in agosto); il Bund tedesco a 0,24%, da 0,03% (-0,19% a luglio). Più ampi gli spread: 190 punti tra Btp e Bund (da 135 in ottobre). In Italia la tendenza è originata anche dall’incertezza sull’esito del referendum".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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