Banche, cresce il business al servizio dei grandi ricchi

Dagli investimenti in arte ai master per i figli: il boom delle consulenze ad hoc per i clienti più facoltosi

Organizzazione delle vacanze, reperimento di biglietti per spettacoli praticamente introvabili, gestione delle pratiche per l'Mba dei figli, ovviamente Oltreoceano, e consulenza su tutto l'universo degli investimenti più o meno alternativi, compresi immobili, arte, macchine antiche, orologi e gioielli. In questo contesto, la consulenza finanziaria a 360° gradi (ovvero inclusa la corporate finance e le tematiche successorie) diventa quasi un «di cui», anche se imprescindibile. Sono queste le esigenze dei Paperoni italiani. E banche e sgr prima di tutti, ma anche altri soggetti, più o meno grandi, si stanno attrezzando per poterle accontentare.

Fino a poco tempo fa, l'Italia era piuttosto tradizionalista e legata a figure storicamente vicine alle famiglie più abbienti, come quelle di avvocati e commercialisti, ben separate dai consulenti finanziari. Ma, complici le normative sempre più complesse, le politiche monetarie espansionistiche che hanno ridotto i rendimenti nei classici investimenti e l'ultima recessione che ha abbattuto il prezzo degli immobili, tra i super ricchi è aumentata la «fame» di consulenza a 360°, possibilmente con un interlocutore unico che sappia gestire i rapporti con i diversi professionisti e ottenere la migliore gestione possibile del patrimonio nella sua interezza e del benessere familiare.

Non tutti possono godere di un canale privilegiato e fiduciario con un family office, ovvero con un oggetto che lavori quasi esclusivamente per una singola famiglia o poco più. Ecco quindi che quello del wealth management, ovvero della gestione dei patrimoni, è un ambito in gran fermento dove sono numerosi i soggetti che stanno riorganizzandosi per potersi assicurare un posto al sole.

Non esiste un solo modello vincente. Ci sono realtà che offrono servizi di «concierge» da hotel a sette stelle associati a quelli consulenziali a 360°, e altri soggetti che invece prediligono concertarsi su settori un po' più specifici. Ma quel che è certo è che il settore è in forte espansione e lo spazio di crescita non manca.

Non è un caso che, proprio pochi giorni fa, Old Mutual Wealth Italy, società specializzata in prodotti di investimento unit linked, è stata acquistata per 278 milioni da Ergo Italia, a sua volta passata al fondo Cinven a fine giugno. L'operazione dovrebbe generare «importanti sinergie finanziarie, commerciali e operative» e rafforzare l'ambito consulenziale.

Non solo. Negli ultimi dodici mesi, Banca Generali ha affidato ad Andrea Ragaini la costruzione di una propria divisione di wealth management, disegnata come un «hub private», ovvero come un centro che apre le porte a tutta una serie di servizi ad alto valore aggiunto. «La divisione, partita da una forte specializzazione nell'ambito della consulenza finanziaria e immobiliare, sta già esaminando altre possibili strade di crescita. Anche perché quello del wealth management è un ambito ancora in evoluzione ed espansione» commenta in merito Ragaini che conferma come la strategia intrapresa abbia portato ad approfondire i rapporti con i clienti e a trovarne di nuovi.

Da non dimenticare poi che Mediobanca si appresta a rafforzare il wealth management attraverso l'integrazione, prevista entro fine mese, delle attività di Barclays Italia acquisite lo scorso dicembre e

che portano in dote 50mila clienti «premium». Proprio il wealth management dovrebbe, secondo gli analisti, essere uno dei pilastri di crescita del nuovo piano che Piazzetta Cuccia presenterà al mercato il prossimo autunno.

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