Le banche dettano l'agenda a Rcs

Fare presto. Èquesto, in estrema sintesi, il messaggio lanciato dalle banche ai vertici di Rcs, cui è stata imposta una tabella di marcia serrata da seguire per allontanare lo spettro di un nuovo aumento di capitale che nessuno dei soci intende sottoscrivere. Sullo sfondo, i conti trimestrali ereditati dall'ex ad Pietro Scott Jovane che hanno già sforato i cosiddetti covenant sul debito previsti per il 31 dicembre 2015. La missione del tandem composto dal presidente Maurizio Costa e dal nuovo ad Laura Cioli è complicata: il gruppo del Corriere della Sera ha chiuso i primi nove mesi dell'anno con una perdita netta di 126,4 milioni di euro, in peggioramento rispetto al rosso di 93,1 milioni registrato nello stesso periodo del 2014. Giù anche i ricavi consolidati scesi del 3,7% a 743 milioni con quelli pubblicitari in flessione di 14 milioni a 327,5 milioni. L'indebitamento finanziario netto è diminuito a 500 milioni dai 515,3 milioni al 30 settembre ma ha comunque superato l'asticella prevista dal contratto di finanziamento firmato con le banche creditrici nel 2013 (al 31 dicembre la posizione finanziaria netta doveva essere inferiore o pari a 440 milioni). Gli istituti hanno concesso tempo a Rcs fino al 30 aprile 2016 ma il cda ha dovuto convocare per il prossimo 16 dicembre l'assemblea dei soci con all'ordine del giorno la proposta di ricevere una nuova delega ad aumentare il capitale fino a 200 milioni entro il 30 giugno 2017. Cioli dovrà inoltre mettere a punto un nuovo piano industriale che sarà presentato il 22 dicembre. Non solo. Le banche vogliono avere a disposizione, il prima possibile, e comunque entro il termine del mese di novembre, il contenuto del nuovo piano industriale e finanziario o quanto meno delle linee generali che possano essere di maggiore rilievo. Potrebbero servire nuovi tagli all'organico nonché la vendita di altri asset anche perché i 127,5 milioni della vendita dei Libri alla Mondadori arriveranno solo nei primi mesi del 2016 e gran parte dovrà essere girata agli stessi istituti per abbattere il debito. Intanto a Piazza Affari i conti e, soprattutto il fantasma della ricapitalizzazione, hanno fatto aggiornare i minimi storici al titolo Rcs che ha ceduto il 5,91% a 0,62 euro, portando il calo da inizio anno a oltre il 33 per cento. Sempre ieri, a dare i risultati è stato anche uno dei soci di Rcs: Urbano Cairo che con la Cairo Communication ha chiuso il terzo trimestre con un utile netto pari a 1,14 milioni (-73% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno) e 48,59 milioni di ricavi, in calo del 6,35%.

La società ha anche avviato il programma di acquisto e disposizione di azioni proprie, in forza dell'autorizzazione conferita dall'assemblea dei soci il 28 aprile scorso e delle deleghe ad operare conferite il 15 maggio dal cda. Cairo Communication detiene circa lo 0,001% del capitale sociale.

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