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Le banche estere obbligano i correntisti italiani a vendere i titoli di Piazza Affari

La motivazione delle banche estere risiede nella stretta anti evasione che implica un severo monitoraggio delle operazioni

Le banche estere obbligano i correntisti italiani a vendere i titoli di Piazza Affari

I clienti italiani che hanno il conto corrente in banche estere situate oltre confine sono ora obbligati dagli stessi istituti a vendere i titoli di Piazza Affari.

Secondo quanto riportato da La Stampa, i suddetti titoli non piacciono più al di fuori dell'Italia, e chi ne è in possesso "è pregato di venderli entro la fine dell'anno". Questo è il messaggio che numerosi italiani espatriati si sono visti recapitare dalla loro banche estere di fiducia. Un esempio su tutti aiuta meglio a capire la situazione: siamo in Belgio, e a Bruxelles un correntista Ing con cittadinanza italiana e in possesso di un lavoro stabile ha ricevuto lo scorso ottobre una lettera inequivocabile dallo stesso istituto. La missiva conteneva alcune istruzioni: vendere o trasferire i titoli in portafoglio entro il 7 dicembre 2019.

Il diktat delle banche estere: niente più titoli di Piazza Affari

La richiesta Ing si riferisce a un pacchetto di nove azioni delle più importanti società italiane, come Eni, Enel, Banca Intesa, Unicredit ma anche Tim e A2a. L'italiano del nostro esempio ha iniziato a leggere l'incipit della lettera: “Il 7 dicembre 2019, Ing Belgium SA si riserva il diritto di vendere (al prezzo di mercato) i titoli italiani che trova nel suo dossier titoli”. Poco dopo è spiegato il motivo di una scelta così drastica: “Alcuni paesi stranieri richiedono che gli investimenti effettuati all' estero dai propri cittadini siano segnalati all' amministrazione nazionale per evitare l' evasione fiscale. A tal fine, gli intermediari finanziari esteri che agiscono per conto di questi clienti sono soggetti a regole severe sull' identificazione e la documentazione dei clienti interessati, ma anche sul monitoraggio delle operazioni effettuate da ciascuno di questi clienti. A seguito di queste misure rigorose e vincolanti, Ing Belgium SA ha deciso di non accettare più di detenere titoli italiani in un conto titoli aperto a nome di almeno un titolare italiano. In quanto cittadino italiano che investe interamente in Italia, lei è interessato da questa decisione”.

L'obiettivo delle banche comunitarie: evitare beghe

Sciogliendo il burocratese, le banche straniere (quella belga citata nell'esempio non è l'unico caso) non vogliono sporcarsi le mani né scottarsi per colpa delle normative anti evasione dell'Italia. Che, anche in seguito alla nuova manovra giallorossa, si preannunciano ancora più pesanti e pressanti. L'obiettivo dell'esecutivo è spingere gli italiani all'estero a utilizzare il quadro RW della Dichiarazione dei Redditi per evitare ogni operazione bancaria non chiara. In pratica, dopo aver dichiarato cosa si detiene oltre confine, scatterà la tassazione su tali disponibilità economiche.

In altre parole, le banche comunitarie hanno (e avranno sempre di più) l'obbligo di collaborare con le Agenzie delle Entrate di ogni singolo Paese, mentre i Paesi dovranno scambiarsi tra loro informazioni in modo automatico.

Il problema è che non tutte le banche riescono a ottemperare questa normativa. Quindi, per evitare beghe, alcuni istituti hanno chiesto ai propri clienti di vendere titoli italiani.

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