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Banche italiane più solide meglio di francesi e tedesche

I primi quattro istituti incassano profitti per10 miliardi in 6 mesi. Ed Eba-Bce le vedono più resistenti agli shock

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Solide e con profitti da primato, le banche italiane stanno vivendo un momento di grande salute. Tant'è che i primi quattro istituti per attivi - Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Bpm e Bper - hanno portato a casa utili nel primo semestre 2023 vicini ai 10 miliardi di euro. Il tutto in attesa di conoscere oggi i numeri di Monte dei Paschi.

La vera promozione arriva però dagli stress test dell'Eba, l'autorità bancaria europea che vigila sul mercato bancario, e della Banca centrale europea divulgati a fine luglio. Ebbene, ipotizzando uno scenario avverso con declino del Pil europeo del 6% cumulato nel triennio 2023-2025, aumento della disoccupazione e perdurare di un'inflazione elevata le banche del continente vedrebbero erodere il loro indice di solidità Cet 1, dato dal rapporto tra il capitale ordinario della banca e le sue attività ponderate per il rischio, del 4,59% scendendo al 10,4 per cento. Gli istituti italiani analizzati, nel dettaglio, si posizionerebbero al termine del triennio di fuoco con una solidità superiore alla media: all'11,6 per cento. Meglio degli istituti tedeschi (intorno al 10%) e della media dei big francesi intorno al 9%, senza contare il caso dell'istituto Banque Postale che vedrebbe spazzate via tutte le sue riserve di capitale (anche se l'istituto ha affermato che il risultato non riflette una nuova regola contabile che modererebbe l'impatto).

Le due big italiane, Intesa Sanpaolo e Unicredit, si posizionerebbero entrambe con margine sopra alla media: con un Cet 1 rispettivamente al 10,8 e al 12,5 per cento. Bene anche Mps, che è al 10,1%, più indietro invece Banco Bpm (9%) e Bper (al 7,9%).

Gettando uno sguardo - sempre nell'ottica dello scenario più nefasto ipotizzato dagli stress test - a una big tedesca come Deutsche Bank - bersagliata in Borsa dalle vendite a seguito del salvataggio di Credit Suisse da parte di Ubs - scivolerebbe all'8,1% (con un'erosione delle riserve del 5,29% dal 13,4% di fine 2022) e la Commerzbank non andrebbe oltre il 9,5% (-4,64%). Istituti regionali come Hessen-Thuringen (7,6% e -5,9%) e Norddeutsche (7,6% e -7,47%) sarebbero particolarmente colpite dallo shock.

Per quanto concerne la Francia, invece, gli istituti di più grande rilievo vedrebbero scendere tutti il loro Cet 1 sotto alla soglia del 10%: Societe Generale si fermerebbe all'8,2% e Bnp Paribas all'8,4%, mentre la migliore sarebbe Credit Agricole con un 9,9 per cento.

Insomma, uno stato di salute delle banche italiane che è un fatto nuovo, dopo che in passato erano finite nel mirino dei mercati. Nella giornata di ieri, intanto, a Piazza Affari i bancari hanno vissuto una giornata negativa con i picchi negativi di Bper Banca a peredere il 4,09%, Mps (-2,65%) e Banco Bpm (-2,3%). Probabile che ci siano state una serie di prese di profitto dopo che i titoli bancari hanno corso molto nell'ultimo periodo (Bper ha fatto +8% solo nell'ultimo mese e +120% a un anno) e a seguito di un semestre, come per Banco Bpm, che si è rivelato da primato.

Un quadro determinato, in primis, dalla migliore performance dell'economia italiana registrata negli ultimi anni rispetto ai cugini di Francia e Germania, a un'intensa attività di pulizia dei bilanci dai crediti deteriorati e da un margine d'interesse che ha benificiato, più che in altri Paesi, del rialzo dei tassi d'interesse da parte della Bce.

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