Nell'area dell'euro l'Italia delle banche risulta ultima in relazione all'indice Cet1. Questo indicatore, venuto alla ribalta con gli stress test, definisce il grado di copertura dei rischi assunti dalle banche con le risorse proprie più rilevanti (capitale, riserve ecc.). I dati esaminati dall'Ufficio Studi della Cgia non deve tuttavia fare allarmismo. Infatti le banche girano a pieni giri: corrono i depositi delle famiglie (+31,4 miliardi), salgono i titoli di stato in pancia alle banche (+10 miliardi). L'unica cosa che non va sono i prestiti alle imprese, che stentano (a giugno -21,7 miliardi).
Il Cet 1 italiano è mediamente più basso, ma non di molto: è pari all'11,8% (fine 2015), un valore nettamente più basso rispetto agli altri paesi dell'area euro ma non così lontano dai risultati dei big player Francia (12,6%) e Spagna (12,7%). Tra l'altro, rispetto ai grandi sistemi bancari, l'Italia è stato il Paese che ha beneficiato di minori aiuti di Stato tra il 2008 e il 2014, specie sul fronte delle ricapitalizzazioni, un'arma utilizzata su larga scala da Germania, Irlanda e Spagna che hanno fornito capitale ai loro istituti rispettivamente con 64,2, 62,8 e 61,9 miliardi.
Estendendo l'analisi degli aiuti anche agli altri strumenti previsti i dati Ue indicano in cima alla classifica l'Irlanda con 350,5 miliardi di aiuti in 7 anni, seguita dalla Germania (283,9) e dalla Spagna (186,0), con l'Italia a quota 93.
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