Le banche italiane hanno cercato di ripulirsi dalle scorie lasciate dalla crisi, ma hanno sempre più Bot e Btp accastatati nei propri magazzini. A pochi giorni dall'attacco sferrato al settore assicurativo dai signori del rating, sventolando il «pericolo Italia» per le Generali di Mario Greco, è ora l'Eba a tornare a fare le pulci al nostro sistema creditizio, nell'ambito del percorso di avvicinamento agli stress test. A giugno le cinque grandi banche della Penisola detenevano infatti bond del Tesoro per un totale di 207,8 miliardi, contro i 187,6 miliardi calcolati a fine 2012. In particolare, Unicredit mostrava una solidità patrimoniale in termini di Core Tier One pari all'11,4%, a fronte di una esposizione ai Btp pari a 58 miliardi. I due valori passano rispettivamente in casa Intesa Sanpaolo all'11,2% e a 60,9 miliardi, al Banco Popolare al 10,1% e 12,8 miliardi e a Ubi al 12,1% e 20,3 miliardi. Mentre per il Monte Paschi, che si regge sui 4 miliardi di aiuti versati dallo Stato con i Monti bond, il Core Tier One è passato dall'8,9% all'11%, a fronte però di una massa di Btp cresciuta da 29,8 miliardi a 32,6 miliardi.
Il generalizzato rafforzamento patrimoniale è figlio anche della grande pulizia di bilancio completata da tutti i big del Vecchio continente: nei 18 mesi considerati dall'Eba, gli attivi commisurati al rischio sono infatti stati ridotti per un totale di 800 miliardi, e il capitale aumentato di 80 miliardi. L'indice Core Tier one è quindi salito dal 10% del 2011 all'11,7% dello scorso giugno. «I dati confermano gli sforzi per ricapitalizzare fatti dal settore», ha sottolineato il presidente dell'Eba, Andrea Enria, da sempre molto poco generoso con il suo Paese. L'Autorità con sede a Londra promette quindi che proseguirà gli sforzi per aumentare la trasparenza nel sistema bancario.
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