Banche tedesche mina per l'Europa

Austerity e bail-in a rischio se la Merkel interviene per salvare Deutsche e Commerz

Banche tedesche mina per l'Europa

Sono le banche tedesche la vera mina vagante dell'Europa Unita. Le astronomiche necessità di capitale delle due big del credito alemanno, Deutsche Bank e Commerzbank, hanno trascinato in profondo rosso il settore bancario europeo.

Dopo essere stati per anni indicati come «grandi peccatori» oggi gli scandali finanziari e una strategia di crescita spregiudicata dei due gruppi di Francoforte rischiano di mettere fortemente in discussione la politica economica di Bruxelles. Per salvare i due istituti in effetti potrebbero non essere sufficienti i piani di ristrutturazione lacrime e sangue recentemente varati dai vertici degli istituti, subentrati nell'ultimo anno alle vecchie gestioni. Le voragini potrebbero essere troppo ampie da colmare e, a quel punto, un intervento del governo di Angela Merkel potrebbe essere inevitabile. Una soluzione peraltro che metterebbe in deciso imbarazzo Berlino forte sostenitore delle politiche di austerity in Europa e paladino del bail-in, ovvero della necessità di coinvolgere azionisti e obbligazionisti nel risanamento degli istituti di credito. Ufficialmente le autorità prendono le distanze. Come Andreas Dombret, membro del consiglio di gestione della Bundesbank, che ieri ha sostenuto la necessità di una cura dimagrante per il settore bancario. Che, a suo giudizio, continua a essere troppo grande a causa del sostegno politico.

Deutsche Bank rischia di essere travolta da spese legali (a partire dal rischio di una sanzione da 14 miliardi di dollari da parte degli Usa) e dalla vertiginosa montagna di derivati a cui è esposta (pari 42 trilioni di euro, una cifra che è pari a tre volte il Pil europeo e 15 volte circa quello tedesco). Anche per queste ragioni l'istituto di ricerca tedesco Zew rileva ad agosto una necessità di capitale di 19 miliardi.

Quanto a Commerzbank che tra i suoi azionisti annovera, dopo un precedente salvataggio, Berlino con il 15% del capitale, si parla di una pesante ristrutturazione in via di definizione: il taglio di 9mila posti di lavoro (il 20% circa della forza lavoro totale e quasi il doppio rispetto alle previsioni degli analisti) e la sospensione dei dividendi.

Negli ultimi mesi non è mancato persino chi ipotizzava un matrimonio tra i due gruppi.

Le nozze consentirebbero l'ingresso della Germania anche nel capitale di Deutsche Bank e potrebbero portare a una semplificazione del salvataggio. Evidentemente un matrimonio tra i due big del credito tedesco, porterebbe all'ingresso indiretto di Berlino anche in Deutsche Bank.

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