Dopo il recupero messo a segno venerdì scorso al termine di una settimana difficilissima e dominata dalla volatilità, le banche italiane tornano da domani all'esame della Borsa. Sul tavolo ci sono non più solo gli stress test ma anche l'ultima raffica di semestrali. Da cui si evince come, in attesa degli Srep che la Bce terrà in autunno, la sfida per l'intero sistema resta far rialzare la redditività in un contesto di tassi ai minimi e di una ripresa asfittica, come dimostra la produzione industriale della Penisola (-1% il dato di giugno rispetto a anno prima). Per non parlare del contraccolpo della Brexit dopo che venerdì la stessa Londra ha tagliato le proprie stime di pil.
Dal punto di vista più strettamente finanziario, bisognerà invece portare a termine l'impegnativo aumento di capitale annunciato dal Monte dei Paschi dopo la bocciatura rimediata agli stress test: fino a 5 miliardi l'importo previsto da Siena in accordo con la Bce e necessario per permettere di pulire a fondo il bilancio dai crediti in sofferenza.
Un' operazione quindi vitale per ridare fiducia all'intero settore, anch'esso appesantito da 80 miliardi di sofferenze nette totali e che in Piazza Affari (indice Ftse banche) resta in rosso del 30% da inizio anno). Il mercato attende poi i dettagli del prevedibile rafforzamento patrimoniale di Unicredit, pur uscito dagli stress test con un buon livello di solidità patrimoniale (7,2% in caso avverso). Unicredit, stando agli analisti, potrebbe avere necessità di 5-8 miliardi.
Nel compilare il piano industriale, il neo ad Jean Pierre Mustier sta comunque vagliando più opzioni, a partire dalla valorizzazione degli asset non strategici e dalla quotazione di Borsa di Pioneer, la controllata del risparmio gestito.
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