Banche, il triennio 2022-2024 ha fruttato 112 miliardi di profitti

Il rialzo dei tassi ha giovato all'attività tradizionale. Sileoni: «Risultati merito dell'impegno dei lavoratori»

Banche, il triennio 2022-2024 ha fruttato 112 miliardi di profitti
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Il periodo di alta stretta monetaria imposto dalle banche centrali ha portato, dal 2022 al 2024, a un ciclo straordinario di profitti per gli istituti di credito italiani, che hanno registrato utili complessivi superiori a 112 miliardi di euro. Un contesto reso possibile dal rialzo dei tassi d'interesse, che nel 2023 ha visto le banche raggiungere un record di utili con 46,5 miliardi di euro, un balzo significativo rispetto ai periodi precedenti. È quanto sottolinea un'analisi della Fabi

Come sottolineato da Lando Maria Sileoni (in foto), segretario generale della Fabi, "i numeri da record realizzati dalle banche italiane negli ultimi anni non sono piovuti dal cielo" ma "sono il risultato del lavoro quotidiano di centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori". Il leader sindacale ha evidenziato anche come, nel 2023, grazie al contratto collettivo nazionale firmato l'anno precedente, siano stati garantiti "435 euro medi mensili", cifra che rispecchia l'impegno dei dipendenti del settore, un impegno che si riflette anche nei recenti riconoscimenti economici per i dirigenti.

L'elaborazione della Fabi mette in evidenza come il punto di svolta si sia registrato a partire dal 2022. Dopo un periodo meno brillante tra il 2018 e il 2021, quando gli utili oscillavano tra i 15 e i 16 miliardi di euro, il settore bancario ha visto una ripresa significativa. Nel 2022 l'utile netto ha raggiunto i 25,5 miliardi, mentre nel 2023 è salito a oltre 40,7 miliardi, per arrivare ai 46,5 miliardi di euro nel 2024. I ricavi del settore hanno toccato i 110,1 miliardi di euro nel 2024, con una crescita del 7,2% rispetto all'anno precedente e un aumento del 33,8% rispetto al 2018.

Un altro elemento che ha contribuito a questi ottimi risultati è il ritorno del credito come principale fonte di guadagno per le banche italiane, che ora rappresenta il 58,5% dei ricavi, superando le commissioni, che per tre anni avevano dominato la scena. "Senza l'impegno dei lavoratori, quei bilanci così in salute non sarebbero stati possibili", ha continuato Sileoni, rimarcando come il contributo delle persone che lavorano nel settore bancario sia stato essenziale.

Tuttavia, la situazione sta cambiando. Con il rallentamento dell'inflazione e la normalizzazione della politica monetaria da parte della Bce, i tassi di interesse hanno cominciato a scendere. I tassi di mercato, infatti, sono calati dal mese di ottobre 2023, e nella prima parte del 2025, secondo il rapporto mensile dell'Abi, i tassi a breve termine sono ulteriormente diminuiti, pur rimanendo stabili quelli a lungo termine. Ad esempio, il tasso medio sulle nuove operazioni di finanziamento alle imprese a giugno è sceso al 3,56%, dal 5,45% di dicembre 2023, mentre quello sui mutui per abitazioni è rimasto stabile al 3,17%.

Il settore bancario mantiene però una solida qualità del credito.

Secondo i dati della Fabi, l'incidenza dei crediti deteriorati netti sui prestiti è scesa all'1,5%, con un tasso di copertura del 52,5%, ben al di sopra della media europea, che si attesta al 41,4%. Inoltre, le cessioni di crediti deteriorati (Npl) per oltre 17 miliardi di euro nel biennio 2023-2024 hanno ulteriormente consolidato la stabilità dei bilanci bancari.

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