Banche Venete, Cdm lampo: c'è il via libera al salvataggio

Si apre la strada alla separazione delle "attività malate". In mattinata il sì del cda di Intesa all'acquisto della good bank

Banche Venete, Cdm lampo: c'è il via libera al salvataggio

Venti minuti, niente di più. Una riunione lampo iniziata alle 16.04 e finita alle 16.23. Così il Consiglio dei ministri ha varato il decreto legge che permetterà il salvataggio della Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Si apre così la strada alla separazione delle "attività malate" dei due istituti da quelle "good" con la creazione di una bad bank, creando così le basi per la cessione della parte sana a Intesa e garantendo la piena tutela di obbligazionisti senior e i titolari di depositi. Il cda di Intesa San Paolo ha già dato mandato all'ad Carlo Messina per chiudere l'operazione relativa all'acquisizione di asset delle banche venete. "L'esborso effettivo dello Stato sarà di circa 5 miliardi - ha messo in chiaro il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan - cifre che non impattano sull'indebitamento".

"È stata decisione importante, urgente e anche necessaria - commenta il premier Paolo Gentiloni - confido ora in un sostegno ampio da parte del parlamento". Il decreto entra subito in vigore per garantire la normale operatività bancaria e la regolare apertura degli sportelli domani mattina. A stretto giro arriveranno, poi, il decreto del ministero dell'Economia per la liquidazione e la nomina dei commissari da parte della Banca d'Italia. "Le risorse mobilizzate dallo Stato a favore dell'operazione di salvataggio delle banche venete hanno un valore fino a un massimo di 17 miliardi", ha indicato Padoan annunciando che saranno messe a disposizione per Intesa "risorse per 4,785 milioni" che serviranno a coprire "le operazioni necessarie a mantenete la capitalizzazione e il rafforzamento patrimoniale di Banca Intesa a fronte dell'acquisizione delle due banche". Altri 400 milioni, poi, andranno a coprire le "garanzie attivate per fronteggiare i rischi legati al completamento della due diligence nei confronti dello stock delle sofferenze".

I contatti tecnici tra il governo e Intesa Sanpaolo sono proseguiti fino a tarda notte. Tra le condizioni poste dal decreto, che dovranno trovare soluzione nel decreto, c'è anche il problema del finanziamento per gestire le 4mila uscite stimate con la ristrutturazione. Fino all'ultimo momento hanno trattato anche per definire il perimetro del ramo d'azienda oggetto di cessione e quello degli esuberi è stato uno dei temi oggetto di discussione poichè l'istituto guidato da Carlo Messina avrebbe cercato di minimizzare l'onere di cui farsi carico. Con il decreto si dovrà inoltre provvedere al cambio di destinazione d'uso della parte residua dei 20 miliardi messi in campo con il "salva-banche" di Natale per le ricapitalizzazioni precauzionali e si dovranno fornire le garanzie per la sterilizzazione dei rischi legali a carico dell'acquirente.

Il provvedimento dovrà anche stabilire i meccanismi di rimborso per gli obbligazionisti subordinati retail che, in base al burden sharing, vedranno azzerati i loro bond. Dal canto suo Padoan ha assicurato che i risparmiatori retail e gli obbligazionisti senior "saranno rimborsati al 100%" tra "risorse messe a disposizione dal pubblico e risorse aggiuntive messe a disposizione da Banca Intesa". I dubbi, però, restano. "La tutela dei risparmiatori, vittime incolpevoli, è un'assoluta priorità, ma abbiamo visto come nel caso di Banca Etruria, gestita dai parenti della Boschi, non siano stati affatto garantiti - ha commentato il senatore Maurizio Gasparri - temiamo succeda lo stesso anche in Veneto, mentre altri, i banchieri amici dei potenti, possono fare dei buoni affari".

La trattativa con Bruxelles riguarda proprio il finanziamento da parte dello Stato della bad bank, ovvero i veicoli che dovranno gestire gli "asset malati", un'operazione che costerebbe circa 4 miliardi. Così come il rifinanziamento del fondo esuberi per evitare di cadere nei divieti posti dall'Unione europea sugli aiuti di Stato.

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