Economia

Banche venete al primo round in Bce

Oggi Viola presenta il piano a Francoforte. Ieri summit dei banchieri con la Nouy

Banche venete al primo round in Bce

Le ex popolari venete accelerano verso la fusione ma con l'incognita di sapere quale «agenda» verrà dettata da Francoforte. Oggi i vertici di Pop Vicenza e Veneto Banca avviano, infatti, i colloqui con la Bce per definire il piano industriale la cui bozza è stato illustrata ieri ai rispettivi cda delle due banche.

Collegato in videoconferenza da Roma, l'ad dell'istituto vicentino Fabrizio Viola ha illustrato al board le linee guida del piano che prevede la fusione con Veneto Banca, la cessione delle sofferenze, il taglio dei costi e un rafforzamento patrimoniale. Rafforzamento che però, secondo una fonte vicina al Consiglio, è «molto inferiore» alle cifre circolate ieri che fissano l'asticella del fabbisogno a 5,7 miliardi (almeno due miliardi in meno).

«Viola ci ha presentato il piano, vediamo che cosa ci dirà la Bce», ha detto il presidente, Gianni Mion, lasciando la sede della banca definendo «prematuro» ipotizzare un intervento di Atlante per rilevare le sofferenze della banca. Il fondo, a quanto si apprende, starebbe cercando di capire il funzionamento del decreto salva-risparmio, anche per quanto riguarda il trattamento degli azionisti, per valutare gli impatti sulle quote in caso di intervento dello stato. All'incontro ha partecipato anche l'avvocato Alessandro De Nicola, che nelle ultime assemblee delle due ex popolari è intervenuto in rappresentanza proprio di Atlante. Vicenza riunirà il consiglio per l'approvazione del bilancio il 9 febbraio mentre una nuova riunione è in agenda per il 21.

Ieri si è tenuto a Roma anche il cda di Veneto Banca guidata da Cristiano Carrus, di cui lo stesso Viola è presidente del comitato strategico. Sia Viola sia Carrus, hanno poi partecipato in serata a Roma, come molti altri banchieri italiani, all'incontro con il capo della Vigilanza europea, Daniele Nouy, ospitata da Bankitalia nella sua sede di Palazzo Koch.

Nel frattempo, va avanti l'«operazione fiducia» varata per riconquistare quella dei soci azzerati: su 94mila azionisti della Vicenza cui è destinata la proposta di transazione, al momento si è espresso a favore circa il 30 per cento. Numero ancora distante dall'80% indicato come soglia minima per considerare riuscita l'operazione ma che lascia ben sperare i vertici dei due istituti. I soci avranno tempo fino al 15 marzo per far pervenire la manifestazione d'interesse. Le banche, tra l'altro, si sono riservate la facoltà di estendere fino al 30 giugno il periodo entro cui è possibile aderire all'offerta.

Nel caso dei soci della popolare berica il risarcimento è stato quantificato in 9 euro per azione, mentre per quelli di Montebelluna ammonterà al 15% dell'investimento originario.

Come riferito dal presidente della Vicenza, Gianni Mion in un'intervista al Giornale, la banca prefigura un'ipotesi in più: se la transazione andrà a buon fine, con adesioni superiori alla soglia prevista e la minaccia del contenzioso annullata, «agli azionisti potremo aggiungere anche un'offerta di warrant». Una sorta di «coupon» che, in caso di quotazione in Borsa del titolo e una sua successiva rivalutazione, permetta ai vecchi soci di ricevere una quota del valore creato.

Operazione analoga a quella offerta nel 1982 ai soci del Banco Ambrosiano dalle cui ceneri nacque poi Banca Intesa.

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