Banchieri superstar spariti dalla scena

Da Geronzi a Profumo: gli ex registi del capitalismo italiano non hanno retto alla crisi e hanno ceduto il passo

Banchieri superstar spariti dalla scena

C'erano una volta i grandi banchieri che sfilavano come divi del cinema sul red carpet di Villa d'Este, a Cernobbio, accerchiati dai cronisti finanziari a caccia di una dichiarazione o di un commento illuminante. Erano i dominus del credito che regnavano sugli sportelli - e i mutui - degli italiani. Guadagnavano qualche milione di euro l'anno e facevano il bello e il brutto tempo nella finanza tricolore animendo i salotti della City milanese e i palazzi romani con le loro trame su fusioni e aggregazioni. Legati a questa o quella filiera di potere. C'erano una volta, ma oggi non ci sono più. Lo si è visto anche in questi giorni, all'ultimo Forum Ambrosetti chiuso ieri a Cernobbio, dove a farsi notare sono stati i grandi assenti. C'è chi ha cambiato mestiere, chi si è ritirato dalla ribalta ma continua a osservare da dietro le quinte, chi è «caduto da cavallo» facendosi male e chi si è buttato in politica. Qualcuno ha lasciato rivoluzioni mancate ed eredità sospese. Altri parecchie macerie.

Come Giuseppe Mussari, di professione avvocato, ma diventato famoso per aver portato il Monte dei Paschi con l'acquisizione di Antonveneta «dalle stelle alle stalle» nel giro di pochi anni. A capo della Fondazione Mps a 39 anni, della banca a 44 e dell'Abi a 48, oggi Mussari di anni ne ha 53 e vive ritirato nel complesso residenziale degli Agostoli di proprietà della moglie Luisa Stasi, a cinque chilometri dalle quattro lupe della Torre del Mangia. In attesa della decisione sulla richiesta di rinvio a giudizio per i derivati di Mps. I suoi unici svaghi sono la cura dell'orto e le cavalcate in collina. Oltre alla cena mensile, da lui cucinata, con gli amici rimasti tra cui l'ex fantino del Palio, Aceto.

Il deposto re di Siena ha lasciato il trono nel marzo del 2012 ad Alessandro Profumo. Il banchiere «europeo» era uscito da Unicredit due anni prima in seguito allo scontro consumato in cda con le fondazioni azioniste e con una liquidazione da 40 milioni che ha lasciato perplessa anche Bankitalia. Ad agosto Profumo ha lasciato dopo tre anni anche Mps, per assistere le pmi dal timone di Equita Sim, di cui ha conquistato il controllo, e fare il consigliere di amministrazione dell'Eni. A Siena pare non siano disperati. Anzi, nelle contrade fanno notare che nell'era Profumo Mps ha perso oltre 10 miliardi e varato due aumenti di capitale da 8 miliardi. «È stato bravo nel mettere le mani in tasca ai soci», ha scritto sul suo blog l'ex sindaco Pierluigi Piccini chiedendosi se l'ex presidente se ne sia andato perché non è riuscito a ottenere l'obiettivo strategico principale: il risanamento.

L'avversario del banchiere genovese, quando ancora guidava la corazzata Unicredit, era Corrado Passera che capitanava i panzer di Intesa. Finché nel 2011 viene assoldato nel governo Monti come ministro dello Sviluppo Economico. Poi, il lancio del movimento «Italia Unica»: i cronisti finanziari che l'hanno seguito quando annunciava le operazioni «di sistema» di Intesa sono rimasti basiti nel vederlo col bavaglio in bocca durante il flash mob organizzato in primavera a Roma per protestare contro l'Italicum. E nella tre giorni di Cernobbio faceva effetto vederlo circolare sulla terrazza di villa d'Este (di cui la famiglia possiede una piccola quota e dove ha tenuto il ricevimento delle nozze con Giovanna Salza maggio del 2011) senza la ressa di fotografi e giornalisti che un tempo lo circondava. L'ex banchiere sembra fare fatica a trovare un nuovo centro di gravità permanente anche in politica: prima candidandosi ad alfiere della nuova destra moderata e ora strizzando l'occhio al Pd milanese che lo starebbe corteggiando come candidato sindaco per avere una sorta di «passepartout» verso gli ambienti della grande borghesia meneghina.

Chi non ha perso l' aplomb di banchiere è Cesare Geronzi benché sia uscito dai riflettori dopo essere stato presidente Mediobanca e Generali, nonché protagonista del consolidamento bancario con il matrimonio tra Capitalia e Unicredit. Dal suo ufficio di presidente della Fondazione Generali, Geronzi osserva il sistema bancario che «vive in uno stato di precariato assoluto», ha detto nella sua ultima intervista rilasciata a Panorama lo scorso febbraio dopo mesi di silenzio.

Ogni tanto il banchiere di Marino esterna, si pensi anche al suo libro intervista Confiteor, e non lo fa mai a caso. Proprio come il suo antico «rivale» Giovanni Bazoli che invece, a 83 anni, siede sempre sul trono di Intesa. La prossima primavera potrebbe lasciare, ma qualcuno ancora non ci crede. Nemmeno a Cernobbio.

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