Politica economica

Bankitalia bacchetta la Bce sui tassi

Visco: "Scelte corrette ma sarei stato più graduale. La Cina? Non si può farne a meno"

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Ormai alla fine della sua parabola alla guida di Bankitalia, il governatore Ignazio Visco può permettersi di parlare senza filtri. In primis, sulle scelte messe in atto dalla Banca centrale europea: «La politica monetaria della Bce è sicuramente quella corretta in questo momento», ha detto ieri Visco al Festival dell'Economia di Torino con grande tatto istituzionale. Anche se il messaggio vero è un altro e rispecchia un po' il confronto in atto fra falchi e colombe all'interno del board della Bce: «anche se forse avrei spinto per una gradualità maggiore». Il governatore ha poi affermato, in ogni caso, che la politica monetaria non può essere «lasciata da sola» e va «accompagnata da una politica di bilancio accorta e dalla responsabilità delle parti sociali». I salari, avverte Visco, «devono crescere con la crescita dell'economia, mentre se si mettesse in moto una corsa tra prezzi e salari sarebbe illusorio come lo fu negli anni '70 e '80».

Vedremo ora che cosa succederà nella prossima riunione della Bce, in calendario il 15 giugno, che dovrebbe risolversi con un nuovo rialzo dei tassi d'interesse di 25 punti base. In un certo senso, hanno dato una mano i buoni dati sull'inflazione per l'Eurozona scesa al 6,1% a maggio dal 7% di aprile. Ma è un dato ancora troppo alto per aspettarsi uno stop. All'orizzonte, poi, c'è un altro ostacolo oltre ai tassi d'interesse, ossia la stretta sulla liquidità. «Il pezzo forte della settimana - commenta Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte - sarà la verifica degli eventuali primi impatti del drenaggio di liquidità ad opera del Tesoro Usa negli Stati Uniti. L'effetto maggiore dovrebbe manifestarsi nella seconda parte di giugno e potrebbe interessare anche l'area euro in vista della scadenza a fine mese di 477 miliardi di euro di Tltro, le operazioni della Bce di rifinanziamento mirate a fornire liquidità alle banche».

Dal punto di vista dell'Italia, il secondo Paese più indebitato dell'Ue, la prospettiva di nuove strette non è delle migliori, perché potrebbe creare tensioni sullo spread e un aumento del rendimento sui titoli di Stato, ora in area 4% (anche se nelle scorse settimane ha avuto picchi del 4,4%). Mentre tre anni e mezzo fa il rendimento era di appena lo 0,5 per cento.

Visco, tuttavia, nel corso del suo intervento non ha parlato solo di politica monetaria e so addentrato su argomenti a lui meno convenzionali. A proposito dell'auto elettrica ha detto che «L'Italia e l'Europa sono rimaste indietro. È mancata la consapevolezza dell'importanza dell'innovazione in questo campo». La questione però è generale perché anche «nel digitale la leadership non è sicuramente europea»: le grandi imprese tecnologiche sono negli Stati Uniti. È difficile, quindi, aspettarsi che l'innovazione provenga da imprese europee. Anche sulle batterie elettriche, spiega Visco, «i cinesi sono molto pronti, mentre noi siamo piuttosto ai margini. Mancano grandi imprese, a livello europeo e sicuramente italiano. Forse c'è la possibilità di rientrare in questi mercati, ma serve unità, coesione e condivisione degli obiettivi».

E a proposito di Cina, il capo della Banca d'Italia suggerisce di non chiudere tutte le porte anche in virtù della leadership tecnologica acquisita in certi campi. «Non si può fare a meno della Cina e, quindi, serve la cooperazione internazionale, la diplomazia.

Non bisogna rinunciare ai principi cruciali, ma si deve fare di tutto per convivere al meglio in quello scambio di leadership che deve essere continuo».

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