«Basta favori, regole uguali per tutti in Europa»

«Basta favori, regole uguali per tutti in Europa»

nostro inviato a Ravenna

Le banche italiane, ferite da esami patrimoniali europei sostanzialmente ingiusti, chiedono con «urgenza» regole di ingaggio identiche in tutto il Vecchio continente così da garantire in prospettiva una perfetta concorrenza e la fine dei «favoritismi». L'euro «così come l'Unione doganale e la Vigilanza unica, da sole sono zoppe, e se si restasse a lungo così si passerebbe da una fase nascente a una di esplosione delle contraddizioni», ha avvertito il presidente dell'Abi Antonio Patuelli, facendosi promotore di un solo Testo unico bancario europeo (Tub) e di un solo testo unico della finanza (Tuf) per il funzionamento delle Borse. Insomma, le banche italiane sono stufe di finire dietro alla lavagna di Mario Draghi per i prestiti a famiglie e imprese, mentre si chiude un occhio sui derivati in pancia ai gruppi stranieri, e non si conteggiano nè gli aiuti di Stato distribuiti dalla Germania di Angela Merkel o le multe pagate da alcune big bank per aver manipolato indici e cambi.

Da quando il pallino è passato ad Eba e Bce «le vecchie sovranità in materia bancaria» sono «rattrappite» o «superate», ha insistito Patuelli. Il direttore generale Giovanni Sabatini, perplesso sul fardello di regole che accompagna l'unione bancaria, ha quindi invitato l'Europa a stilare «un'analisi di impatto sull'economia reale» della normativa con un occhio al «trade off crescita-stabilità».

Tanto che proprio durante il seminario Abi ospitato a Ravenna (Patuelli è anche il presidente della cassa di risparmio cittadina), Palazzo Altieri ha sottolineato l'impegno dell'industria creditizia della Penisola verso famiglie e aziende: nei primi dieci mesi il flusso dei mutui è cresciuto del 30,5% a 20,2 miliardi, superando l'intero ammontare 2013, malgrado un peso modesto delle surroghe. E, dopo tre anni disastrosi, una timida schiarita (+0,2% da gennaio a ottobre) si è vista anche sui nuovi prestiti fino a un milione di euro per le pmi. L'Abi strizza poi l'occhio al web 2.0, finora terreno delle carte di credito: da marzo si potrà comprare online anche con il Bancomat.

Per quanto riguarda la battaglia con i sindacati per il contratto le banche vogliono infine tagliare da 13 a 6 gli inquadramenti, bloccando scatti di anzianità e Tfr. Anche perché, da un confronto con la Germania si desume che in Italia ci sono 7mila filiali di troppo. Che tradotto, ma il calcolo non è dell'Abi, significano altri 20mila addetti da pensionare o riconvertire.

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