Basta mobilità a Terni Sì delle banche al prestito per l'Ilva

ThyssenKrupp ferma la procedura, entro il 4 ottobre l'intesa definitiva. Il ministro Guidi: «Acciaio strategico per l'Italia»

L'Italia dell'acciaio torna a respirare. Non solo a Terni, dove, con la mediazione del ministro allo Sviluppo, si è sbloccata la vertenza dell'Ast-ThyssenKrupp, con lo stop alla procedura di mobilità da parte dell'azienda, ma anche a Taranto, dove il commissario dell'Ilva, Piero Gnudi, ha chiuso la partita con le banche per l'erogazione del prestito ponte. Per il governo si tratta di una partita prioritaria, e il ministro Federica Guidi, incassata la vittoria di Terni dopo un'estenuante trattativa, tiene a metterlo in chiaro: «Difenderemo l'industria siderurgica italiana, e l'occupazione che garantisce, perché l'acciaio è una produzione essenziale per l'economia nazionale alla quale il Paese non può in alcun modo rinunciare».

A cominciare proprio dall'Ast, dove «sarà adesso possibile ricercare un accordo sulla base del lodo del governo - ha affermato il ministro - affinché l'azienda torni a essere competitiva sui mercati salvaguardando al massimo l'occupazione». La strada però è ancora in salita: fino al 4 ottobre è tregua, con lo stop alle iniziative unilaterali sia da parte dell'azienda che dei sindacati, ma se non si arriverà a un accordo, avverte però Ast-ThyssenKrupp, il 5 ottobre verrà avviata una nuova procedura di mobilità. Le parti hanno quindi un mese di tempo per discutere il piano industriale presentato dai vertici della multinazionale tedesca lo scorso luglio, che prevedeva una riduzione dei costi di 100 milioni di euro l'anno per lo stabilimento umbro. Il confronto si svilupperà sulla base di un fitto calendario di incontri: il primo è in programma lunedì 8 settembre presso il ministero dello Sviluppo, che si è impegnato a esercitare «un'attiva azione di monitoraggio» per l'intera durata del confronto.

Occhi puntati ora sull'Ilva, dove grazie all'accordo con cinque istituti di credito, Intesa Sanpaolo e Unicredit in primis, sono in arrivo 250 milioni, di cui 125 entro il 12 settembre. Un'iniezione di liquidità che consente non solo li proseguire l'attività, ma anche di pagare le spettanze ai lavoratori - compreso il premio di produzione - e ai fornitori, rendendo così possibile continuare la ricerca di un forte partner in grado di sostenere gli ingenti investimenti necessari al rilancio del polo di Taranto. Arcelor Mittal è il candidato più probabile, ma non il solo. Il commissario Gnudi, da Cernobbio, si dice «ottimista», pur senza sbilanciarsi sui tempi: l'interesse da parte di investitori esteri «c'è ed è concretissimo. L'Ilva è un impianto efficiente e così riteniamo di poter trovare un acquirente all'altezza».

Infine, il terzo polo dell'acciaio, targato Lucchini: ancora il ministro Guidi ha

ricordato le trattative avviate dal commissario Piero Nardi con l'indiana Jindal per gli asset di Piombino e la vendita al gruppo Arvedi della controllata Ferriera di Servola con un piano di investimenti per 172 milioni.

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