Bazoli: «Possibili fusioni tra banche»

Per il presidente di Intesa è la sorte per «chi fallisce l'esame Bce». Comunicati agli istituti i verdetti pubblici da domenica

Bazoli: «Possibili fusioni tra banche»

Otto anni dopo le grande fusioni da cui nacquero i tre campioni del credito nazionale (Intesa Sanpaolo, Unicredit e Mps), le prove di incastro tra le banche italiane stanno per ripartire. A dare il fischio (politico) d'inizio al nuovo consolidamento del settore è stato il presidente di Intesa Giovanni Bazoli, rimandando al verdetto degli stress test atteso domenica: da ieri sera le pagelle di Eba e Bce sono nelle mani dei singoli gruppi. Ca de' Sass guarda al responso europeo in modo «positivo. È probabile», tuttavia, che altre banche siano in «situazioni meno favorevoli, in conseguenza delle quali le aggregaziono sono una delle cose possibili», ha sottolineato Bazoli.

Il tono, complice la consegna del silenzio imposto da Mario Draghi, è circostanziato ma di certo non sarà facile per i gruppi a corto di patrimonio chiedere al mercato altro denaro se non come contorno a una fusione industriale. L'alternativa è procedere con le cessioni.

Da qui l'atteso riassetto del settore. Da un lato si è legittimo considerare Intesa, Unicredit, Popolare Milano, Ubi Banca e Bper tra i soggetti aggreganti; dall'altro Carige, Mps come potenziali prede insieme ad altri istituti minori come Creval o Veneto Banca. L'assetto finale dipende però da quanto sarà salato lo scontrino presentato dall'Eurotower, ricorda un banchiere al Giornale, sottolineando che difficilmente ci sarà un take over su Mps visto che «la Toscana è la terra di Renzi».

Quanto a Genova, se l'ad Piero Montani è riuscito a limitare i danni allora potrà restare da sola o unirsi a una popolare radicata nelle provincie attigue alla Liguria: come Bpm, Bper o Ubi, considerate dagli analisti in grado di sopportare uno sforzo fino a 4-500 milioni. In caso contrario, Carige sarebbe alla portata solo di un grande istituto estero come Cariparma-Credit Agricole o Bnl Bnp Paribas.

Il Banco Popolare potrebbe invece guardare alla Lombardia o al trevigiano, dove ha sede Veneto Banca, ma molto difficilmente per Verona ci sarà spazio per andare oltre a operazioni mirate.

Non dovrebbero invece muovere in Italia nè Intesa nè Unicredit, perché entrambe si esporrebbero a problemi Antitrust. Piuttosto, nel mondo del credito, si pensa che la banca di Federico Ghizzoni (che ieri si è detto «tranquillo» sugli esami europei) possa cogliere l'occasione per rafforzarsi in Germania, assecondando così la propria anima tedesca: alcuni analisti pensano che Deutsche Bank, complice il peso delle cause legali, superarà gli esami Bce sul filo del rasoio. L'ad di Intesa Carlo Messina ha invece già detto di guardare con interesse al private banking e al risparmio gestito.

Dove Ca de Sass è alla ricerca di una soluzione per Eurizon dopo che Unicredit ha unito i fondi Pioneer con quelli degli spagnoli del Santander. Le visite degli advisor nelle stanze dei bottoni aumenteranno, con l'esito finale di distinguere, sia nel credito al consumo sia nei fondi, chi produce da chi vende.

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