Il bazooka di Draghi non aiuta le pmi

È illusorio o, peggio, strumentale interpretare l'ultimo intervento di Mario Draghi come una spinta propulsiva all'economia reale. I precedenti dovrebbero suggerire cautela: le politiche monetarie, diciamo così alquanto accomodanti, da sole possono poco o nulla. È lo stesso presidente della Bce a ricordarlo con disarmante puntualità.L'abbondante iniezione di liquidità non accompagnata da riforme strutturali è il classico palliativo. Tanto è vero, che pur in presenza di misure poco ortodosse decise a Francoforte, in questi anni per la gran parte delle piccole e medie imprese la situazione è rimasta complessa. I denari alle banche sono giunti copiosi ma è come se non fosse successo niente. Ad esempio, le imprese «in crisi di credito» non hanno potuto beneficiare di erogazioni perché le banche non se la sono sentita di aprire i rubinetti per sostenere l'attività ordinaria dell'imprenditore. Esse sono sensibili al prestito solo verso quelle realtà che domandano liquidità per investire. Il che va bene. Ma quante sono oggi? Poche, pochissime. Una banca non può limitarsi a finanziare l'azienda sana e innovativa. La sola applicazione di queste direttive non fa che peggiorare la situazione dell'economia reale.I banchieri affermano di avere un ruolo fondamentale nel funzionamento del sistema economico. È anche vero, però lo dimostrino con più coraggio. Occupino la prima linea come si conviene a soggetti responsabili che guardano lontano. Ovvio che ciò non basta.Il quadro stagnante, gli interessi in negativo, le previsioni di crescita in continuo ridimensionamento producono sfiducia a tutti i livelli. Allora la politica dia un segnale forte.

Alleggerisca la pressione fiscale alle imprese. Per davvero! Magari i risultati non si vedranno subito. Tuttavia, un piccolo imprenditore «in fiducia», con una maggiore disponibilità finanziaria, è una risorsa che non ha prezzo.www.pompeolocatelli.it

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