Un grido di allarme arriva dall’Europa, in particolare dalla Bce. Il suo è un monito. Un messaggio di avvertimento verso tutti: gli Stati e le banche. Il coronavirus sta riscrivendo le carte della finanza, non solo della sanità. Questo virus, dalle origini orientali, ha amplificato le vulnerabilità del settore finanziario, delle imprese e del debito sovrano. Dall’Eurotower si chiedono risposte politiche. I governi degli Stati Ue sono chiamati all’ordine. Serve serietà e trasparenza. Servono misure essenziali per preservare la stabilità finanziaria. Il rischio è che l’area euro possa collassare. Con la stessa velocità con cui si consuma un fiammifero. E l’incendio, una volta divampato, sarebbe difficile da controllare.
In soldoni, c’è un ritorno ai timori di inizio decennio, quando il crack della Lehman Brothers spianò la strada alla crisi economica. Il rischio è l’uscita di scena dalla moneta unica. Il panico è palpabile, ma al momento nessun rischio concreto a livello finanziario. Se le misure adottate a livello nazionale o europeo fossero giudicate insufficienti a preservare la sostenibilità del debito dei Paesi Ue più esposti (vale a dire Grecia, Italia, Portogallo, Spagna e Irlanda), quelli che venivano definiti comunemente i "Piigs", il giudizio del mercato su un rischio di ridenominazione potrebbe salire ulteriormente. Da Francoforte arriva un allarme anche sulle banche che, sebbene ora meglio capitalizzate, rischiano di subire perdite significative e ulteriori pressioni sulla redditività.
"La pandemia ha causato una delle più forti contrazioni economiche della storia recente, ma misure politiche ad ampio raggio hanno evitato un tracollo finanziario", ha affermato Luis de Guindos, vicepresidente della Bce, in una nota di commento al Rapporto sulla stabilità finanziaria di Francoforte. "Tuttavia, ha aggiunto, le ripercussioni della crisi sanitaria sulle prospettive di redditività delle banche e sulle finanze pubbliche a medio termine dovranno essere affrontate in modo che il nostro sistema finanziario possa continuare a sostenere la ripresa economica". Le misure fiscali messe in campo dai Paesi dell’eurozona per attutire le conseguenze economiche del coronavirus avranno come conseguenza un aumento del debito pubblico. "Questo potrebbe innescare una rivalutazione del rischio sovrano da parte degli operatori di mercato e riaccendere le pressioni sui titoli sovrani più vulnerabili", scrive la Bce.
"Le banche, anche se meglio capitalizzate, rischiano di affrontare perdite significative e ulteriori pressioni sulla redditività a causa della crisi dettata dal coronavirus", continua la Bce. Francoforte ricorda che la vigilanza bancaria della Banca centrale europea "ha raccomandato alle banche di astenersi temporaneamente dal pagamento di dividendi o dal riacquisto di azioni, rafforzando la capacità di assorbire le perdite ed evitare la riduzione dell’indebitamento. Si prevede che queste misure di capitale rimarranno in vigore fino a quando la ripresa economica non sarà consolidata".
Gli istituti di credito del vecchio continente potrebbero subire perdite significative a causa dell’impatto dell’epidemia sul settore finanziario. Questo perché il coronavirus ha aumentato i rischi per la stabilità finanziaria. Nel suo rapporto, l’Eurotower non manca di sottolineare che le banche della zona dell’euro sono oggi meglio capitalizzate, ma potrebbero dover sopportare maggiori pressioni sulla loro redditività.
Questo è uno dei temi caldi della giornata. Una giornata iniziata presto con un’editoriale pubblicato dal Washington Post in cui si analizzavano le condizioni della moneta unica. Il problema del debito, scrivono dagli Stati Uniti, è qualcosa che riguarda tutti i Paesi europei. Indistintamente. Senza un programma serio di aiuti da parte di Bruxelles, l’Eurozona potrebbe crollare. Con l’Italia che sarebbe costretta a lasciare l’euro. Nell’articolo si mette in guardia l’economia. L’Italia con il suo debito, alto ma sostenibile, sarebbe al centro della tempesta. In sostanza si afferma che dopo la grave recessione del 2010 l’Europa potrebbe conoscere, se non si interviene al più presto, una nuova fase critica che si concentra sui debiti sovrani.
Come gli Stati Uniti, scrive il Wp, gran parte dell’Europa è entrata in una profonda recessione. Nel 2020 l’economia tedesca subirà una contrazione dell’8%, quella francese del 10%, quella spagnola del 15%, quella italiana del 18% e quella greca del 15%. La fiducia dei consumatori è crollata di nuovo.
E i conti pubblici, in primis i debiti sovrani, sono messi male. Se non si organizza una sorta di salvataggio finanziario, il nostro Paese potrebbe essere costretto a uscire dall’euro, trascinando con sé altri Stati fortemente indebitati. Una vera sciagura.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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