I negoziati tra la Grecia e i suoi creditori stanno diventando come molte riunioni di condominio: interminabili e inconcludenti. Troppe parole, pochi fatti. Nonostante tutti continuino a ripetere che «il tempo sta scadendo», e malgrado Atene abbia sempre più le casse vuote e le banche saccheggiate dai risparmiatori in fuga, una soluzione appare ancora lontana. Il summit a sette di ieri tra il premier ellenico Alexis Tsipras, i leader di Francia e Germania, e i vertici comunitari ha prodotto un unico risultato: un travaso di bile dei belgi, esclusi dai colloqui a dispetto dei 7 miliardi messi sul piatto per salvare i greci, e dei lussemburghesi.
Per il resto, zero assoluto. Servito già come antipasto ancor prima dell'inizio della riunione, con i partecipanti impegnati a precisare che nulla sarebbe successo. A cominciare da Angela Merkel: «Non aspettatevi una svolta, la soluzione deve essere decisa all'interno dell'Eurogruppo». Resta quindi da capire l'utilità di un incontro che per il metodo usato crea malumori e frizioni tra i partner europei e che è stato convocato a una manciata di giorni di distanza dal faccia a faccia di lunedì prossimo tra la cancelliera e il leader di Syriza. Tra i temi in discussione, anche la richiesta di risarcimento alla Grecia per i danni provocati dalla Germania nazista.
I giorni però passano senza che s'intraveda l'embrione di una possibile intesa in grado di sbloccare la tranche di aiuti da 7,2 miliardi. «Ad Atene servono subito due o tre miliardi di euro», ha detto il presidente del parlamento europeo, Martin Schulz. Il governo ellenico, che ha ammesso di avere un problema di liquidità, avrebbe chiesto alle municipalizzate che forniscono servizi, dall'acqua all'elettricità, di investire le loro riserve di liquidità in titoli di Stato a breve. Intanto, mentre la Borsa greca arranca (-1,94%), è ripresa la fuga dalle banche: 300 milioni di euro sono defluiti dai depositi. La Bce ha così aumentato a 70 miliardi la liquidità di emergenza riservata agli istituti greci. Ma l'Eurotower è preoccupata: «L'incertezza sulla Grecia aumenta la volatilità degli spread», si legge nel Bollettino di marzo. Quello tra Btp e Bund era infatti risalito mercoledì a 112 punti (106 ieri).
Un capitolo del Bollettino è però riservato all'Italia, esortata a mettere in campo «ulteriori riforme strutturali» che potrebbero far crescere il Pil «di oltre il 10% nel lungo periodo». Un richiamo singolare, dopo le parole di qualche giorno fa di Mario Draghi. Per chiarire come il quantitative easing non rallenti la spinta riformista, il leader della Bce aveva ricordato che l'Italia «ha introdotto un'importante riforma del mercato del lavoro quando la Bce ha annunciato le sue misure più recenti».
Ma anche Standard & Poor's, come la Bundesbank, boccia il Qe: «Non ripristinerà la crescita pre-crisi». Non solo: se porta la politica a cullarsi sugli allori «potrebbe essere controproducente nel lungo periodo, mettendo sotto ulteriore pressione i rating sovrani».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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