Massimo RestelliL'aumento di capitale non è un obbligo e, se lo diventasse, con ogni probabilità Banco Popolare e Popolare Milano rinuncerebbero all'annunciato matrimonio, ma non per questo il diktat della Bce è meno severo. I due capi azienda Pier Francesco Saviotti e Giuseppe Castagna, dopo aver cercato mercoledì scorso una sponda istituzionale in Bankitalia (il vicedirettore generale Fabio Panetta siede nel supervisory board della Bce), torneranno a Francoforte per l'ultima trattativa.Gli ordini impartiti dall'Eurotower sarebbero però precisi: per celebrare le nozze è indispensabile uno smaltimento molto rapido dei crediti deteriorati. Il tempo massimo concesso sarebbe 24-30 mesi, meno della metà dei 5-6 anni ipotizzati nel piano originario preparato dagli advisor. Una richiesta severa ma comprensibile visto che i tecnici della Bce, molto occhiuti sulle sofferenze degli istituti italiani, gestiscono la prima grande fusione sotto Vigilanza unica e già avevano fatto recapitare alle principali banche del vecchio continente un questionario dove specificare tempi e modi dello smaltimento. Ecco allora che il nuovo gruppo, terzo in Italia per asset, dovrà eliminare le macerie più in fretta di quanto era stato chiesto alle due banche indipendenti. Forse anche per dare un segnale all'intero sistema europeo, a maggior ragione se proveniente dall'Italia, ormai nel centro del mirino. Il Banco ha crediti deteriorati (npl) per 14 miliardi su 6,5 di patrimonio, Bpm 3,6 miliardi su 4,5; gli analisti stimano che il tasso di copertura della nuova realtà sarà pari al 34 per cento.Poi, la penitenza chiesta dall'Europa ai due prevede poi una governance snella. Molto dipende da quanto sapranno essere persuasivi Saviotti e Castagna, ma l'ipotesi di un cda a 19 posti (di cui 9 al Banco, 8 a Bpm e 2 indipendenti) andrà rivista, per ridurlo a 17 o forse a 15 e in questo caso diventerebbe difficile dare voce ai territori. Allo stesso modo, in nome del nitore organizzativo, la Bce vuole siano accentrate tutte le funzioni nei poli di Verona (sede amministrativa) e Milano (legale) senza quindi più implementare altre sedi, come Novara, sopravvissute alle vecchie fusioni. Uffici che rappresentano una bandiera di campanile ma che sono lontani dall'ottica dell'Eurotower.La sopravvivenza della stessa Bpm in seno alla nuova holding potrebbe avere vita molto breve ed essere ridimensionata. Bocciata da subito un'autonomia di 6 anni, Francoforte concederà il minimo sia come tempo (anche 3 anni sarà difficile), sia come forma giuridica, sia come posti in consiglio. In difesa dall'autonomia di Bpm, è già pronta alle armi la base di Piazza Meda, decisa a vendere cara la pelle prima di accettare il salto verso la spa e di perdere il voto capitario.
Il primo a uscire allo scoperto con un volantino è stato giovedì il Patto per la Bpm, che raccoglie buona parte dei soci pensionati. Ma le mosse dei dipendenti si moltiplicheranno, perché la storia dimostra che il Parlamentino di Piazza Meda non si espugna con la forza ma con la politica, governata dai sindacati.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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