Si apre il dibattito tra Francoforte e Bruxelles sul nuovo giro di vite ai crediti deteriorati delle banche europee annunciato dalla Bce. Il presidente dell'Europarlamento, Antonio Tajani, in una lettera inviata a Mario Draghi all'inizio della settimana, si era dichiarato «profondamente preoccupato» per le modalità con cui l'azione della Vigilanza è stata intrapresa, chiedendosi se ulteriori obblighi specifici possano essere imposti alle banche «senza un appropriato coinvolgimento dei legislatori nel processo decisionale».
La risposta della Vigilanza Ue guidata da Danièle Nouy è arrivata ieri: le nuove norme sugli npl rientrano nel mandato e nei poteri di Vigilanza della Bce il cui «obbligo» è quello di «affrontare questa vulnerabilità chiave del sistema bancario europeo», scrive la Nouy. Precisando che le nuove norme non introducono «obblighi aggiuntivi per le banche» e quindi «non vanno oltre l'attuale quadro regolatorio». Ovvero ricadono entro i poteri della Bce. Che punta a «favorire una pratica di accantonamento più rapida per gli npl a partire dal 2018 allo scopo di evitare un nuovo aumento dei crediti deteriorati in futuro». E con queste regole indica agli istituti di credito «quali siano le attese dell'autorità». Insomma, la stretta non è automatica ma scatta quando i livelli di accantonamento sono inadeguati rispetto agli obiettivi prudenziali, e solo se un confronto con gli istituti interessati si è rivelato improduttivo.
Il presidente della Bce, Draghi, ha dunque scelto di affidare alla Vigilanza di Francoforte il compito di chiarire il dossier sugli npl. Lo spiega in una lettera allo stesso Tajani informandolo di «avere chiesto alla presidenza del consiglio di sorveglianza, che ha preparato il progetto di integrazione, di rispondere in merito alle questioni sollevate» e «in questa fase del processo e poiché si tratta di una questione che riguarda i compiti di vigilanza della Bce». Qualcuno a Bruxelles pensa che dietro questa scelta ci sia una divergenza di vedute con la responsabile della Vigilanza bancaria. Che nella sua replica tiene il punto. Ma non dichiara guerra all'Europarlamento dove avrà un'audizione il 9 novembre. Lo ricorda Tajani ribadendo il suo dovere di «garantire che le prerogative dei rappresentanti eletti di 500 milioni di cittadini europei siano adeguatamente salvaguardati». L'obiettivo del presidente dell'Europarlamento sembra dunque raggiunto: aprire il dibattito per evitare pericolose invasioni del potere amministrativo della Vigilanza nel capo di quello legislativo del parlamento Ue.
Nel frattempo, il presidente della Commissione problemi economici e monetari del Parlamento Europeo, Roberto Gualtieri, ha invitato la Bce a «correggere» la sua posizione. E a sorpresa un assist a Tajani è arrivato da alcuni rappresentanti tedeschi. Markus Ferber, vicepresidente della commissione economica e un membro della Csu-Cdu di Angela Merkel, ha accusato Francoforte «di eccedere nelle proprie prerogative. «Penso che la Bce sia andata al di là del suo mandato e ciò indebolisce la fiducia nel lavoro della banca centrale come supervisore», perché «ha cercato di indicare nuovi requisiti patrimoniali universali. Che dovrebbero essere una prerogativa del legislatore europeo».
I tempi del dibattito politico, però, non sono quelli del mercato dove si muovono attori guidati da logiche più speculative. Come Bridgewater Associates, il più grande fondo hedge al mondo, che ha scommesso 713 milioni di dollari sul ribasso delle azioni di Intesa Sanpaolo, UniCredit, Banco Bpm, Bper e Ubi e Generali.
La stretta ai crediti deteriorati annunciata dalla Bce ha scatenato da giorni forti vendite sulle azioni degli istituti italiani (anche ieri sono stati venduti i titoli del comparto con Bper in calo del 2,1%, la performance peggiore del Ftse Mib).
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