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La Bce pronta ad alzare i tassi: qual è il pericolo per l’Italia

La Banca centrale europea ritoccherà i tassi direttori per contrastare l’inflazione. Secondo alcuni analisti potrebbero salire di 75 punti base e questo non è un bene per l’Italia

La Bce pronta ad alzare i tassi: qual è il pericolo per l’Italia

Cinquanta punti base o 75 punti base? Questo sembra il dilemma che la Banca centrale europea (Bce) è destinata a sciogliere tra mercoledì 7 e giovedì 8 settembre durante il consiglio direttivo. Le politiche monetarie adottate fino a oggi non hanno dato i risultati attesi in termini di inflazione e un ulteriore ritocco verso l’alto sembra inevitabile.

Tuttavia, soprattutto nel caso in cui l’aumento fosse dello 0,75%, ossia 75 punti base, per l’Italia potrebbero esserci conseguenze persino sgradevoli. È necessario fare un po’ di ordine e procedere per gradi.

La Bce e l’inflazione

A luglio la Bce ha alzato i tassi di 50 punti base (0,5%) nel tentativo di porre un freno all’inflazione. Una misura transitoria perché l’Eurotower non ha mai nascosto che avrebbe potuto replicare l’operazione durante il mese di settembre. La filosofia di fondo è lapidaria ma sostanzialmente corretta: quando l’inflazione galoppa fare costare di più il denaro pone un freno ai consumi, anche a costo di spingere gli indicatori economici in zona recessione. Una sorta di manopola per regolare il manometro dell’economia con correzioni da applicare con dovizia. Nonostante l’intervento di luglio i prezzi sono continuati a salire, l’indice di inflazione di agosto calcolato dall’Eurostat è del 9,1%, 0,2 punti percentuali in più rispetto al mese di luglio e questo può indurre la Bce a fare un’ulteriore correzione del costo del denaro persino in ragione dello 0,75% in più (ovvero 75 punti base).

La decisione di alzare i tassi dello 0,75% non è definitiva, si tratta di una previsione fatta da diversi analisti tra i quali quelli di Jp Morgan, Barklays, Goldman Sachs e altri ancora, così come riportato da Repubblica.it.

Il problema per l’Italia

L’aumento di 75 punti base può avere un peso eccessivo sull’economia, già messa alla prova dai costi delle energie e le ricadute che questi hanno su industrie e famiglie. Mentre si intravvede qualche segnale di recessione, gli investitori potrebbero perdere fiducia nei titoli di Stato e questo espone a rischio i paesi con il debito più alto, Italia inclusa. Si potrebbe persino assistere a una diversificazione massiccia da parte di chi investe e questo potrebbe coincidere con la necessità di utilizzare il Transmission protection instrument (Tpi), lo scudo con cui la Bce intende proteggere le politiche monetarie adottate e che, almeno nelle intenzioni inziali, sarebbe stato da usare soltanto in casi estremi.

Gli altri appuntamenti

Questa è una settimana di decisioni di spessore. Oltre alla riunione del 7 e dell’8 settembre della Bce, il 5 settembre a Vienna si riuniscono i paesi Opec+ che potrebbero optare per un taglio della produzione in seguito alla volontà dell’Ue di imporre un tetto ai prezzi del petrolio russo.

Il 9 settembre si riuniranno invece i ministri dell’energia europei per discutere sui prezzi della corrente elettrica. Lo stesso giorno l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) presenterà il rapporto Employment Outlook 2022, divulgando i dati sull’impiego, tema ancora più rilevante nella fase post-pandemica.

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