Economia

Bce al test degli aiuti, il muro dei falchi

Lagarde vuole accelerare gli acquisti del Pepp, in gioco 1.850 miliardi

Bce al test degli aiuti, il muro dei falchi

Da quando, lo scorso marzo, Christine Lagarde ha comunicato l'intenzione di accelerare «in modo significativo» gli acquisti di titoli nell'ambito del Pepp, i falchi hanno alzato la testa. L'ala dura dell'Eurotower ha fretta di chiudere la fase emergenziale, e ha segnalato come possibile, nelle parole del governatore della banca centrale austriaca, Robert Holzmann, il graduale ritiro degli aiuti a partire dall'estate. Con la pandemia che non ha ancora battuto in ritirata e con le campagne vaccinali a scartamento ridotto, la comunicazione andrebbe forse gestita con maggiore cautela. Ma tant'è: col passare dei mesi, le ruggini in seno al consiglio appaiono sempre più evidenti. E corrosive. Proprio per questo occorre fare chiarezza sul percorso che si intende intraprendere nelle prossime settimane.

Nella riunione di giovedì non sono attese decisioni importanti, e solo in giugno saranno rese note le nuove previsioni economiche, ma l'appuntamento potrebbe offrire l'occasione all'ex leader del Fondo monetario internazionale per dissipare i dubbi circa un rallentamento dello shopping. Dei 1.850 miliardi di euro che costituiscono la potenza di fuoco complessiva del piano contro l'emergenza pandemica, finora l'Eurotower ne ha utilizzati poco più della metà. È vero che la Lagarde non ha mai dato per scontato un impiego totale del pacchetto, ma è altrettanto vero che i mercati si aspettano una marcata accelerazione degli acquisti. Su questa promessa, infatti, erano rientrate il mese scorso le tensioni legate all'aumento dei tassi obbligazionari, viste dalla Bce come un possibile cuneo in grado di inasprire le condizioni di finanziamento e di compromettere, quindi, la ripresa.

Da allora, l'istituto di Francoforte si è mantenuto abbastanza abbottonato sull'argomento. Le cifre al momento a disposizione indicano 60 miliardi di acquisti nel primo trimestre, ai quali vanno sommati gli ulteriori 17 miliardi circa dei primi nove giorni di aprile. Se questo ritmo sarà confermato, non è da escludere che si possa toccare quota 80 miliardi entro la fine del mese. Nulla però garantisce che questa cadenza verrà rispettata. È proprio su questo punto che la Lagarde è chiamata giovedì a far chiarezza. Mantenendo una comunicazione opaca manderebbe un pessimo segnale ai mercati.

Che potrebbero interpretare il silenzio del capo della Bce come la prova che i falchi stanno vincendo la battaglia.

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