Benvenuti all’ultimo festival dell’ovvio

Dalla crisi alla Siria, il vertice non risolve nessuno dei dossier sul tavolo. È perfino più inutile del G8

Benvenuti all’ultimo festival dell’ovvio

Doveva essere una tappa importante nel cammi­no per la soluzione dei problemi mondiali, rischia di essere solo un festival dell’ovvio,condito da alcu­ni scontri di cui si sarebbe fatto volentieri a meno. La dichiarazione più importante a uscire dal vertice mondiale di Los Cabos è stata finora la seguente: «Il G20 si impegna a prendere tutte le misure necessa­rie per rafforzare la crescita economica, creare posti di lavoro e rompere il circolo vizioso tra le banche e i debiti degli Stati». Tutto perfetto, tutto secondo pro­gramma, ma su come realizzare questi obbiettivi, su che cosa fare per calmare i mercati, su come con­ciliare le esigenze di una Europa sempre più avvita­ta nella sua crisi con quelle dei Paesi emergenti che cominciano a loro volta a soffrire del rallentamento dei nostri consumi, solo formule generiche. L’uni­ca ad avere ottenuto qualche risultato concreto è la direttrice del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde, che è riuscita a strappare 43 mi­liardi alla Cina e 10 miliardi ciascuno a India, Brasi­le, Russia e Messico per il suo «fondo frangifuoco», ma a condizione che questi soldi siano usati solo in ultima istanza,quando quelli già stanziati dall’Occi­dente ( alla sola Italia l’operazione costa 31 miliardi) saranno finiti e che, in cambio, i Brics acquistino maggiore peso nelle decisioni del Fmi.

Per il resto, non è stato uno spettacolo edificante. In particolare, il vertice ha messo in luce la debolez­za di Obama. Il presidente americano ha cercato di approfittare dell’occasione per indurre il suo colle­ga russo Putin a essere più collaborativo nella solu­zione della crisi siriana, ma in due ore di gelido collo­quio- mentre le agenzie battevano la notizia di una probabile visita di due navi da guerra russe al porto siriano di Tartus -si è sentito rispondere che l’Occi­dente mancava di un piano credibile per il dopo As­sad e che pertanto, stragi i non stragi, è troppo pre­sto per puntare a una soluzione politica. Il capo del­la Casa Bianca ha poi insistito con un po’ troppa sup­ponenza con gli europei perché stabilizzino la loro situazione finanziaria e recuperino la fiducia dei mercati, con il risultato che (sembra su suggerimen­to del nostro Monti), un incontro Usa-Ue in pro­gramma lunedì notte è stato cancellato «perché l’ar­gomento è già stato trattato a sufficienza» e recupe­rato pro- forma con una chiacchierata di venti minu­ti il giorno dopo. Comunque il presidente della Commissione europea Barroso ha replicato stizzi­to: «All’origine di tutto ci sono le tossine diffuse nel sistema dalle banche americane; e noi non siano ve­nuti qui per prendere lezioni da nessuno ».Per trova­re un po’ di unità, Usa, Russia (e Francia) si sono ri­dotti a lanciare un appello per la fine del conflitto tra Armenia e Azerbaigian per il Nagorno-Karaba.

Ma neppure gli altri leader sono usciti dall’agone troppo bene. La signora Merkel ha dovuto costatare il proprio crescente isolamento sul tema del rigore, anche se Monti ha cercato di mediare tra lei e i soste­nitori dello sviluppo e Hollande, alla sua prima espe­rienza in un vertice del genere, ha ritenuto pruden­te mettere un po’ d’acqua nel suo vino. Il premier bri­tannico Cameron lo ha comunque messo in un an­golo, annunciando che accoglierà con il tappeto ros­so le aziende francesi che decidessero di trasferirsi in Gran Bretagna quando,in autunno,la Francia in­trodurrà l’aliquota del 75% sui guadagni superiori a un milione. E, nei sei muniti a testa concessi loro du­rante la cena ufficiale, molti capi di Stato e di gover­no dei Paesi emergenti si sono premurati di sottoli­neare che l’Eurozona non è l’unica ad avere dei pro­blemi.

In conclusione, il tanto lodato G20 è ancora più inutile del vecchio G8 di cui dovrebbe prendere gra­dualmente il posto? Siamo,cioè,davanti all’ennesi­mo bluff per nascondere la mancanza di leader­ship? È presto

per dirlo, anche perché molti, forse troppi, partecipanti erano condizionati dalle rispet­tive esigenze interne. Certo, per quanto accurata sia la preparazione, 36 ore sembrano davvero poche per trovare l’uscita del tunnel.

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