Economia

Berlino: «Draghi vuole aiutare l'Italia»

Berlino: «Draghi vuole aiutare l'Italia»

Il sospetto che sotto l'abito di imparzialità da presidente della Bce Mario Draghi indossi una casacca tricolore, i tedeschi ce l'hanno sempre avuto. Fu polemica quando l'ex governatore di Bankitalia decise di raffreddare i bollori dei differenziali di rendimento sui bond con l'acquisto di Btp; e ancor più plateale fu l'ostilità riservata all'Omt (Outright monetary transaction), meglio noto come scudo anti-spread. Adesso, Berlino torna alla carica sparando a zero sull'ipotesi ventilata da Draghi di consentire alla banca centrale di comprare prestiti garantiti. Ovvero, i cosiddetti asset-backed securities (abs), le obbligazioni emesse a fronte di cartolarizzazioni, giunti al capolinea con il fallimento di Lehman Brothers.
È il ministro delle Finanze, Wolfgang Scheuble, secondo quanto riportato da Der Spiegel, ad aver espresso la convinzione, nel corso di un incontro con parlamentari della Cdu-Csu, che Draghi intenda usare gli abs come paravento dietro cui nascondere «un finanziamento di Stato». Schaeuble non è tanto preoccupato dalla possibilità che le banche comincino a cartolarizzare i prestiti alle imprese, sciogliendo così il nodo che impedisce il trasferimento della liquidità all'economia reale; al contrario, teme che gli istituti possano prima inscatolare i 90 miliardi di euro di debiti che la nostra pubblica amministrazione deve rimborsare ai privati, per poi “girarli“ alla Bce. Un giochetto che, secondo il ministro tedesco, permetterebbe all'Italia di alleggerire notevolmente il rapporto deficit-Pil, destinato ad avvicinarsi alla soglia del 3% se verranno rimborsati - come promesso - 40 miliardi.
Un j'accuse che Draghi Draghi, a margine del G7 di Aylesbury, ha rintuzzato ricordando che la Bce «non ha una posizione» sugli abs, trattandosi di una riflessione ancora in corso. Ma il braccio di ferro non sembra destinato a finire. Tanto più che all'interno del board dell'Eurotower non c'è unanimità sulle strategie da adottare per far ripartire l'eurozona. Dal summit inglese è giunto più di un richiamo sulla priorità da assegnare alla crescita economica, ma i ministri delle Finanze del G7 hanno fatto anche presente ai banchieri centrali di essere «sempre più preoccupati» per «una liquidità relativamente alta». Nel mirino ci sono soprattutto Federal Reserve e Bank of Japan a causa delle manovre di quantitative easing che hanno fatto da detonatore ai recenti rally borsistici. Qualcosa, presto, potrebbe cambiare dopo l'allarme di Ben Bernanke sull'euforia di Wall Street. Parole con cui il leader della Fed ha richiamato alla prudenza il mercato così da evitare bolle speculative, e preparato al tempo stesso il terreno al ritiro delle misure di stimolo.

L'exit strategy, ha rivelato il Wall Street Journal, è già pronta e verrà attuata in modo graduale: si tratta solo di decidere quando farla partire.

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