Economia

A Berlino preoccupa più la Francia dell'Italia: l'ombra della Merkel sull'Ue

Germania orientata a cercare una soluzione per sostenere Parigi senza mettere a repentaglio la credibilità del Patto di stabilità

A Berlino preoccupa più la Francia dell'Italia: l'ombra della Merkel sull'Ue

"Francia e Italia, in ritardo sulle riforme, diventano sempre di più i bambini problematici dell’Eurozona". Le parole del presidente della Bundesbank Jens Weidmann, che hanno fatto eco all'invito della cancelliera Angela Merkel a "fare i compiti" perché "la crisi non è finita", non hanno fatto altro che aumentare i mal di pancia tra gli Stati membri dell'Union europea. L'impressione è che per la Merkel e, di conseguenza, per i tecnocrati di Bruxelles ci siano Paesi di serie A e Paesi di serie B. Tra questi ultimi ci sono anche la Francia e l'Italia. Anche se preoccupare maggiormente la cancelliera tedesca sono le mancate riforme strutturali e l'ennesimo sforamento dei conti pubblici francesi. Due buchi neri che "allarmano" non poco Berlino che, nei giorni scorsi, ha addirittura avanzato nuove proposte al governo guidato da Manuel Valls.

Occhi puntati sulla Francia, dunque. La legge finanziaria per il 2015, inviata a Bruxelles lo scorso 15 ottobre, prevede un rapporto deficit/pil al 4,3% nel 2015 e al 3,8% nel 2018. Solo nel 2017, la Francia vedrebbe l'indicatore scendere sotto la fatidica soglia del 3% prevista dal Patto di stabilità, attestandosi al 2,8%. Ufficialmente Berlino non si sbilancia sulla manovra annunciata dal governo francese e da quello italiano, tuttavia lascia trapelare indiscrezioni attraverso i canali secondari. "Non è il nostro compito valutare i progetti di legge finanziaria di altri Stati membri dell’area dell’euro - ricordano all'Adnkronos dal ministero federale delle finanze tedesche - è il compito della Commissione Ue valutarli come è previsto dagli Statuti europei". E nonostante le posizioni "intransigenti" dei francesi che hanno ribadito come il parlamento francese sia "sovrano sulle questioni che riguardano il budget", a Berlino sono fiduciosi che le eventuali valutazioni della Commissione Europea potranno essere ascoltate dalla Francia. Anzi la Germania, nonostante non nasconda "i fastidi per la mancanza di risultati concreti", sarebbe orientata a cercare una soluzione per sostenere Parigi senza mettere a repentaglio la credibilità del Patto di stabilità e di crescita e senza indispettire gli altri Stati dell'Eurozona.

Anche se non tratterà ufficialmente di "budget" il vertice di domani tra il ministro delle Finanze francese, Michel Sapin, il ministro dell’Economia e dell’Industria, Emmanuel Macron, il ministro delle Finanze, Wolfgang Schauble e il vice cancelliere tedesco e ministro dell’Economia, Sigmar Gabriel dovrebbe permettere all'asse tra Parigi e Berlino di chiarirsi su delle questioni chiave. All'ordine del giorno, infatti, ci sarà la situazione economica della zona euro e il programma di investimento europeo. Il nodo da sciogliere sarà quello degli investimenti. I francesi auspicano che la Germania possa contribuire, con degli investimenti pubblici, a rilanciare la crescita in Europa mentre Schauble, che sembra restare inflessibile rifiutando di abbandonare l’obiettivo di un budget in equilibrio per il 2015, sembra privilegiare gli investimenti privati. L'ago della bilancia potrebbe essere Gabriel che sarebbe favorevole a maggiori investimenti da parte della Germania, in particolare per quanto riguarda le infrastrutture.

Una cosa è certa. A Berlino hanno tutto l’interesse ad avere una Francia economicamente forte. Proprio per questo è probabile che alla fine si arriverà ad una soluzione che possa soddisfare le parti e ad un’eventuale nuova tregua accordata alla Francia. La situazione dell’Italia, vista dalla Germania, è diversa. La manovra da 36 miliardi di euro approvata dal Consiglio dei ministri e inviata a Bruxelles prevede un deficit/pil sotto il 3% anche se nel 2015 salirà dal 2,6% inizialmente previsto al 2,9%. Ma non solo. A differenza della Francia, che secondo Berlino non ha realizzato le riforme strutturali necessarie, in particolare per quanto riguarda il mercato del Lavoro, in Italia il governo guidato da Matteo Renzi con il Jobs Act ha fatto un passo in più.

La Commissione europea darà il parere sui progetti di legge finanziaria entro la fine del mese di ottobre.

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