Berlusconi: "Generali resti italiana"

Il Cavaliere: "È una grande impresa, come Mediaset". Intesa: "Pronti a crescere"

Berlusconi: "Generali resti italiana"

Le truppe non sono state ancora schierate sul campo della battaglia fra Intesa Sanpaolo e Mediobanca per il controllo del Leone di Trieste, ma si stanno già tessendo le alleanze. Come dimostrano alcune dichiarazioni di ieri che aiutano a capire «chi starà con chi».

Partiamo dalla presa di posizione più esplicita, quella di Silvio Berlusconi, impegnato nella guerra con la Vivendi di Vincent Bollorè (socio e alleato di Mediobanca): «Generali come Mediaset è una grande impresa italiana che credo sia bene rimanga in mani italiane, anche perché custodisce una parte significativa del nostro risparmio gestito. La politica e le autorità di controllo devono fare la loro parte, non interferendo con il libero mercato, ma garantendo il rispetto delle regole», ha detto in un'intervista che sarà pubblicata su Il Foglio di oggi.

Nel frattempo, ieri ha parlato anche Carlo Messina, il timoniere di Intesa che in serata a Torino ha festeggiato il decennale della fusione con il Sanpaolo. «Noi siamo un'azienda che parla italiano e difende l'italianità. Mi fa ridere chi difende l'italianità e lo fa in francese», ha detto Messina nel suo intervento forse riferendosi all'ad di Unicredit, Jean Pierre Mustier che in una recente intervista aveva indicato l'italianità di Generali come un valore. Senza mai citare la compagnia triestina, Messina ha aggiunto di voler usare «il tempo necessario per esaminare alternative» ma «il nostro è uno stile trasparente, non facciamo operazioni da pirati o corsari». Sicuramente, ha poi sottolineato, «possiamo crescere anche nel mondo delle assicurazioni che vanno integrate con le reti bancarie. Perché è la distribuzione, in Italia e in Europa, che genera valore». Intesa è dunque pronta a considerare una crescita anche per linee esterne, ma alle sue condizioni. I vincoli sono riassumibili in: patrimonio, dividendi e prezzo. Quindi no a operazioni straordinarie «se dobbiamo diminuire la nostra forza, piuttosto non le facciamo», ha ribadito il banchiere.

Nel frattempo, il ministro del Tesoro, Pier Carlo Padoan, si piazza in campo neutro (almeno ufficialmente, perché ufficiosamente anche il governo non intende ostacolare le eventuali mosse di Intesa) sottolineando che si tratta di «un'operazione di mercato» e dunque al di fuori dell'orbita del governo. Da quel che resta dei salotti del potere finanziario giunge invece la voce di Fabrizio Palenzona: «Lo ha già detto il nostro ad Mustier, che è persona seria, e io lo ripeto: noi non vendiamo la nostra quota in Mediobanca», ha assicurato il vicepresidente Unicredit che è il primo azionista di Piazzetta Cuccia con circa l'8,6% (a sua volta Mediobanca controlla circa il 13% delle Generali). E sul mercato c'è chi non esclude che il risiko Intesa-Generali potrebbe coinvolgere anche l'istituto di piazza Gae Aulenti, che potrebbe cedere il pacchetto della banca guidata da Alberto Nagel proprio a Intesa. Entrato nel board dell'istituto in quota alla Fondazione Crt nel lontano 1999, Palenzona è il consigliere con la maggiore anzianità di servizio in passato sostenuto anche dalla famiglia Benetton, che lo ha collocato al vertice degli Aeroporti di Roma. Ma gli equilibri nel parterre dei soci di Unicredit, che sta per varare un aumento di capitale da 13 miliardi, sono destinati a cambiare drasticamente. Chi metterà i soldi, avrà una parte del potere e anche qualche poltrona in cda riducendo il peso degli azionisti storici come le fondazioni.

Dal fronte operativo, intanto, ieri non sono arrivate novità. In Consob si è tenuto il secondo round di incontri fra i tecnici della Commissione e, dopo quelli di Intesa, i rappresentanti delle Generali e di Unicredit. In Piazza Affari le azioni del Leone hanno chiuso la seduta con uno striminzito +0,3% e scambi in calo, 17 milioni pari a poco più dell'1% del capitale, mentre le controparti del credito hanno perso decisamente terreno, complice anche l'aumento dello spread per le preoccupazioni di instabilità politica.

Unicredit, dopo il rally di mercoledì, ha preso fiato con un -0,5%, Mediobanca ha ceduto il 3,19%, Intesa il 2,1% in vista del cda di oggi sul budget per il 2017 che non affronterà il dossier Generali, ha assicurato Messina.

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