La finanza italiana si prepara a vivere un periodo caldissimo. Nei prossimi quattro mesi si decideranno i destini, e gli equilibri di potere, in diversi gruppi chiave: la galassia Mps e Carige saranno alle prese con un nuovo corso di governo e la ristrutturazione finanziaria, mentre Telecom, Rcs e Mediobanca, dovranno riscrivere i patti di sindacato giunti in scadenza. Tanto basta per prevedere che - al netto della situazione politica e dei venti di guerra in Siria- sarà un autunno bollente a Piazza Affari. Si parte oggi, a Siena, con la nomina - dopo settimane di scontri tra il Comune e la Provincia - di Antonella Mansi alla presidenza della Fondazione Mps. Un primo step di un percorso che vedrà la neo-presidente gestire l'inevitabile discesa di Palazzo Sansedoni nel capitale del Monte Paschi. A Siena, poi, resta aperta la caccia a uno nuovo socio che voglia investire in una banca alle prese con un complesso piano di ristrutturazione (che prevede anche un aumento di capitale tra 1 e 2 miliardi) finalizzato a rimborsare 4 miliardi di Monti-bond.
Sempre sul fronte bancario, è al centro del riassetto d'autunno la Fondazione Carige di Flavio Repetto che, tra oggi e giovedì, è chiamata a definire il nuovo cda della «sua» Carige (47% del capitale). Con ogni probabilità, dopo 25 anni, l'istituto ligure non avrà più come presidente Giovanni Berneschi, storico dominus dell'istituto. A sostituirlo dovrebbe essere Pier Giorgio Alberti ma non sono escluse sorprese da parte di Berneschi.I soci privati di Carige si riuniranno questo pomeriggio, dopo che il cda dell'istituto ligure avrà ascoltato la relazione di Bankitalia sull'ispezione conclusa il 26 luglio: sul tavolo del patto, che raggruppa il 6% del capitale, ci sarà la predispozione della lista in vista dell'assemblea di fine mese .
Settembre sarà poi un mese cruciale per Telecom Italia e la catena di controllo monte del gruppo. Lunedì 16 si apre la finestra d'uscita per i soci di Telco (cui fa capo il 22,4% di Telecom Italia). In sostanza gli azionisti hanno la possibilità di chiedere la scissione proporzionale delle quote. Il veicolo è partecipato da Telefonica (46,18%), Intesa Sanpaolo (11,62%), Mediobanca (11,62%) e Generali (30,58%) e se non vi saranno slittamenti (ventilati in queste settimane), Mediobanca chiederà di uscire. Quanto a Generali, è anch'essa orientata a lasciare la compagine, ma potrebbe muoversi con maggiore cautela visto che ha in carico le azioni a 1,2 euro.
Chi si oppone allo scioglimento di Telco è invece Telefonica che nel risiko delle tlc si sta organizzando per giocare una partita da protagonista. All'orizzonte c'è l'ipotesi che gli spagnoli rilevino tutto o che facciano cassa con l'ingresso di un nuovo socio. Una cosa è certa, difficilmente Telecom resterà a lungo a bocce ferme avendo una situazione finanziaria delicata e le agenzie di rating con il fiato sul collo. Sempre a metà settembre, si svolgerà poi un cda di Mediobanca per esaminare il bilancio. In quell'occasione il patto deciderà se concedere al gruppo Unipol-Fonsai la possibilità di svincolare anticipatamente il 3,83% in suo possesso. Da quel momento, fino a dicembre, potranno poi arrivare altre disdette in vista della scadenza di fine anno. Quanto a Rcs, il nodo del patto è invece stato spostato a fine ottobre per verificare se vi siano le condizioni per proseguire con una compagine superiore al 30%. Le defezioni sicure riguardano Mediobanca (15%), Fonsai e Merloni, ma la Fiat ha raddoppiato la sua quota al 20% ed è intenzionata a mantenere un accordo tra gli azionisti del gruppo editoriale dove, in luglio, ha fatto capolino Urbano Cairo.
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