Economia

La causale giusta del bonifico che evita guai col Fisco

La causale di uno o più bonifici, da sola, non basta per dimostrare la provenienza del denaro e cosa se ne sta facendo: ecco cosa serve al Fisco come "prova" che non ci sia nulla di illecito

La causale giusta del bonifico che evita guai col Fisco

Molti spesso non ci pensiamo, ma anche la causale di un bonifico è più importante di quanto si creda per evitare di ritrovarsi con il Fisco pronto a chiedere spiegazioni.

Come "spiegare" il movimento di denaro

Al giorno d'oggi, con la tracciabilità dei pagamenti, i passaggi del denaro da un conto ad un altro possono essere ritenuti sospetti se non sono supportati da una valida giustificazione che è il contribuente a dover fornire e provare. Ecco perché, spesso sottovalutata, la dicitura "causale" è molto importante per evitare di subire delle contestazioni da parte dell’Agenzia delle Entrate. Ma qui si entra anche in un mondo infinito di piccolezze e sotterfugi: la causale altro non è che un’auto-dichiarazione che può essere modificata a proprio piacimento. Quindi, anche ammesso che venga scritto il vero per giustificare il trasferimento del denaro da un conto corrente ad un altro, bisognerebbe chiedersi il valore che avrebbe nei confronti dell’ufficio delle imposte.

Ecco la "prova" che serve al Fisco

Probabilmente, a destare sospetti saranno sempre i trasferimenti di grosse cifre o più movimenti sugli stessi conti: se ad esempio viene scritto "donazione", non è che il Fisco debba necessariamente credere che quei soldi andranno devoluti in beneficienza piuttosto che essere utilizzati per altri scopi meno nobili: non è dalla causale che si capisce se si sta commettendo un illecito come traffici ed evasioni fiscali. È chiaro che, più della causale, quello che conta davvero è la documentazione che possa eventualmente supportare la causale e la veridicità della stessa. Come riporta laleggepertutti, ad esempio, se un marito ha venduto la proprietà di un immobile in comproprietà con la moglie ed ha ricevuto sul proprio conto corrente tutta la somma di denaro e voglia versare alla moglie il 50%, nella causale potrà anche scrivere "ricavato vendita proprietà immobile", durante l'atto notarile saranno fondamentali l'atto di vendita e la tracciabilità del pagamento del prezzo pattuito per non avere problemi se l'Agenzia dovesse decidere di fare un controllo.

Proviamo a vedere, invece, un esempio al contrario per dimostrare che la causale, da sola, non basta: se un uomo che ha un'attività commerciale riesce a ricavare mensilmente un po' di soldi in "nero" e vuole aprire un conto corrente intestato alla moglie su cui far transitare tali somme, se periodicamente verranno poi fatti partire dei bonifici sul conto del marito per riprendersi il denaro che ha realizzato con l’evasione fiscale, è molto probabile che l'Agenzia delle Entrate si metta ad indagare perché rileva la periodicità di questi movimenti, anche se la causale sarà "regali" o "donazione". A quel punto il Fisco richiederà un supporto documentale e la dimostrazione dei redditi della moglie: da dove provengono quei soldi? Che lavoro fa la signora per potersi permettere un conto corrente sempre attivo e fare regali al marito? È normale che se la moglie dovesse essere disoccupata non sarà certo la causale a salvare il marito.

Infine, se un marito titolare di reddito da professionista versa mensilmente sul conto della moglie 500 euro con una causale del tipo "Contributo ménage familiare e domestico", se l’Agenzia delle Entrate dovesse effettuare un controllo, verificherebbe la sussistenza di una disponibilità economica del marito supportata da un’idonea dichiarazione dei redditi: soltanto questa potrebbe garantire che le somme versate sul conto della coniuge siano davvero il frutto dell’adempimento dei doveri di contribuzione e solidarietà familiare e non nascondono operazioni illecite: in questo caso, la causale adottata dal marito è giustificata dalla regolare contabilità di quest’ultimo.

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