Rodolfo Parietti
Jeffrey Lacker, presidente della Federal Reserve di Richmond e tra i falchi della banca centrale Usa, è tra i pochi a crederci ancora: «C'è una buona possibilità di un rialzo dei tassi in giugno». Quello di Lacker, che non fa parte del Fomc ed è quindi escluso dalle decisioni di politica monetaria, è un punto di vista isolato. I più recenti indicatori macroeconomici - l'anemica crescita del Pil nel primo trimestre (+0,5%) e la deludente creazione di nuovi posti di lavoro il mese scorso (appena 160mila) - hanno fatto slittare le chanche di una stretta in dicembre. Sempre che, nel frattempo, l'apertura di altri fronti critici non induca la numero uno di Eccles Building, Janet Yellen, a tenere le mani lontane dalle leve del costo del denaro.
Non è del resto escluso che la Fed stia monitorando con qualche apprensione l'andamento delle sofferenze a stelle e strisce, in particolare quelle relative al settore commerciale e industriale. Il primo trimestre ha visto una vera e propria esplosione dei non performing loans, schizzati dai 14,3 miliardi di dollari del periodo ottobre-dicembre 2015 a quota 23,6 miliardi. Un incremento superiore al 65% che suona come un campanello d'allarme sulla solvibilità delle famiglie e sembra gettare ombre sul mercato automobilistico. È verosimile, infatti, che il maggior numero di insolvenze riguardi proprio il comparto car, dove oltre 75 milioni di americani hanno acquistato una vettura a debito, con un'esposizione media di 18mila dollari pro capite. Inoltre, per la prima volta negli ultimi cinque anni, sono tornati a salire anche gli npl nell'immobiliare, pari a 10,73 miliardi.
Insomma, una situazione da non sottovalutare soprattutto in considerazione del fatto che questi dati non tengono conto delle sofferenze relative ai 40 milioni di prestiti studenteschi, il cui valore complessivo si aggira sui 1.350 miliardi. La velocità con cui si va propagando il fenomeno appare come un chiaro segnale che i redditi di molte famiglie Usa non tengono più. Basta un imprevisto qualsiasi, come una spesa sanitaria fuori dall'ordinario, per compromettere la capacità di far fronte ai debiti. Ciò è dovuto anche al fatto che molti dei posti di lavoro creati negli ultimi anni riguardano mansioni modeste (commessi, baristi, camerieri), con paghe altrettanto modeste. E quanto accade è un campanello d'allarme per il sistema bancario Usa che, nonostante i disastri combinati con i mutui subprime, ha continuato a concedere credito senza adeguate garanzie e ha fatto poco e nulla per rafforzarsi sotto l'aspetto patrimoniale.
Al punto che, qualche settimana fa, Federal deposit insurance corporation e Fed hanno reso pubblico di aver trovato insoddisfacenti i piani presentati da 5 delle principali 8 banche statunitensi (Bank of America, Bank of New York Mellon, JP Morgan Chase, State Street e Wells Fargo), tutte sull'orlo dell'insolvenza.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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