Economia

La Borsa evita le buche, 2019 record

Piazza Affari balza del 29% da gennaio. Tornano le matricole, ma traina l'Aim

La Borsa evita le buche, 2019 record

Poteva essere l'inverno dello scontento borsistico, l'anno del buio passato in trincea a parare le bordate dei ribassi. Disseminate come buche pronte a diventare voragini, nel percorso 2019 che Piazza Affari si è trovata ad affrontare insieme con le altre piazze finanziarie, c'erano infatti la guerra dei dazi Usa-Cina e quella dei tassi fra Donald Trump e la Fed di Jerome Powell, il pasticciaccio brutto della Brexit e, in modo più ravvicinato, lo stop and go del quantitative easing targato Bce, la delicata transizione dall'era di Mario Draghi a quella di Christine Lagarde, oltre ai moti sussultori e ai ribaltoni di governo.

Alla fine, al momento di tirare le somme, tutti gli esami sono stati superati. A pieni voti, anche se manca la laude. Quella, di diritto, va assegnata alla Borsa di Atene: il guadagno del 49% corrisponde alla ritrovata fiducia nell'economia ellenica. Meglio infatti, l'indice greco, perfino del Nasdaq (+35,7%) e della seconda piazzata, Buenos Aires (+37,6%). Ma Milano si è difesa, e bene, riuscendo a far sbiadire la foto da gruppo di famiglia in un inferno dell'anno scorso, quando il Ftse Mib aveva perso quasi il 16%. Il 2019, in base ai dati comunicati ieri da Borsa Italiana, va invece in archivio con un rialzo del 29% che irrobustisce la capitalizzazione complessiva di oltre il 20% (a 651 miliardi di euro) delle 375 società quotate e, di riflesso, aumenta di oltre tre punti il peso del listino azionario in rapporto al Pil (36,8%) a conferma, sottolinea l'ad di Borsa Italiana Raffaele Jerusalmi, del «ruolo sempre più centrale per il Paese» del mercato azionario. Solo un piccolo neo il -1,06% arrivato ieri nell'ultima seduta dell'anno.

Certo, il recupero rispetto ai valori prima della Grande crisi non è ancora stato completato (nel 2007 Piazza Affari valeva il 47,8% della ricchezza nazionale). E non potrebbe essere altrimenti, visti la risicata crescita dell'economia, una struttura produttiva impoverita e l'elevato tasso di disoccupazione. Ma è nei segnali di vitalità della nostra Borsa che si può cogliere almeno la speranza che il gap possa essere, presto o tardi, colmato. E un indice di dinamismo è dato dagli scambi, con una media giornaliera di 2,2 miliardi di euro e di 256mila contratti; Intesa Sanpaolo resta il titolo più gettonato sia per controvalore (61,4 miliardi di euro) sia in termini di contratti (circa 4 milioni). Il rialzo maggiore è invece quello di Azimut (+122%). Moltiplicati per i giorni di attività, i dati complessivi corrispondono a oltre 64 milioni di contratti per un controvalore superiore ai 544 miliardi. Numeri di tutto rispetto ottenuti anche i piccoli mercati crescono: l'Aim, il listino dedicato alle Pmi, ha visto i volumi sfiorare una crescita del 20%, con la media giornaliera degli scambi passata da 9,7 a 11,6 milioni di euro. E proprio l'Aim ha per la più parte contribuito a riportare le new entry di Piazza Affari ai livelli del 2000. A testimonianza di un rinnovato interesse delle imprese a quotarsi malgrado un quadro congiunturale non favorevole, 41 sono state le matricole, di cui 35 attraverso Ipo (31 con destinazione Aim) che hanno permesso un incasso di 2,5 miliardi, mentre le restanti 4 sono avvenute su Mta: Nexi, Italian Exhibition Group, Newlat Food e Sanlorenzo.

Adesso, con questo tesoretto accumulato, si volta pagina. Anche nel 2020 le insidie non mancheranno. Sono, più o meno, le stesse che hanno scandito un 2019 ormai agli sgoccioli.

Vedremo se Piazza Affari avrà ancora la forza di evitare le buche.

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