Cinzia Meoni
L'unione fa la forza in tempi difficili e rende verosimili ipotesi fino a oggi impensabili. Ieri il mercato scommetteva addirittura su un matrimonio tra Deutsche Bank, alle prese con un sofferto piano di ristrutturazione e Commerzbank.
L'indiscrezione, riportata da Manager Magazin, ha messo le ali ai titoli in Borsa: Commerzbank ha chiuso a 13,2 euro (+2,5%) e Deutsche Bank a 6,3 euro (+3,3%), nonostante le smentite arrivate a stretto giro di posta dall'amministratore delegato di Deutsche Bank, John Cryan. Il manager, interpellato in merito, ha risposto semplicemente «no», sottolineando che il gruppo attualmente si sta concentrando sulla ristrutturazione e sulla cessione o scissione delle attività retail europee, compresa Postbank, per migliorare i margini di redditività e rafforzare il capitale. Così da riprendendere a crescere dopo una trimestrale molto deludente (l'utile è affondato a 20 milioni, in calo del 98% rispetto all'anno precedente). Un aggiornamento strategico è già in calendario nel fine settimana. Se infatti in Italia il grande malato è Mps, nel resto d'Europa l'attenzione è concentrata su Deutsche Bank, passata indenne dagli stress test di Francoforte ma non al riesame effettuato dallo Zew, l'istituto economico di Mannheim, che ha utilizzato i criteri, ben più stringenti, della Federal Reserve. Secondo infatti la ricerca Zew, in caso di crisi sistemica (come accaduto nel 2008 in seguito al fallimento di Lehman Brothers), Deutsche Bank non avrebbe capitale a sufficienza per compensare le perdite e dovrebbe procedere a una ricapitalizzazione di 19 miliardi. Non è un caso che il credit default swap su Db tocchi quota 216, a metà strada tra il cds italiano (136) e quello su Mps (360) .
In definitiva, il progetto di nozze potrebbe essere prematuro. Ma la Borsa sta scommettendo su un orizzonte ben più ampio, quello in cui, secondo quanto evidenziato dallo stesso Cryan, le nozze tra istituti di credito, anche transfrontaliere, saranno una necessità per ridare linfa agli utili. «C'è bisogno di più fusioni. A livello nazionale, ma anche oltre i confini nazionali.
Solo in questo modo possiamo essere redditizi nel lungo termine e concorrenziali», ha dichiarato il manager, puntando il dito contro la Germania, dove le banche sotto dimensionate sarebbero troppe e porterebbero all'erosione dei margini. In questo scenario, c'è già chi intravede una possibile unione bancaria franco-tedesca, che riproduca, nel credito, il tandem politico alla guida di fatto dell'Europa.