Ricevuto, dalla Bce di Mario Draghi, il timbro che ne certifica la solidità patrimoniale, oggi arriva la prova dei conti trimestrali per Unicredit (+1,7% in Borsa) e Intesa Sanpaolo (+1,5%). Gli analisti hanno già messo in conto che Unicredit nel terzo trimestre porterà il risultato netto a 493 milioni e a 1,6 miliardi da gennaio a settembre. In realtà, visto che l'ad Federico Ghizzoni all'indomani degli stress test ha ribadito che ci sono tutti i presupposti perché a dicembre la banca guadagni due miliardi, anche questa trimestrale potrebbe essere più tonda delle attese: 575 milioni le stime di Akros che fissa il target price a 7 euro. Decisa l'alleanza nel risparmio gestito tra Pioneer e il Santader, sul tavolo del board c'è la nomina del successore di Gianni Franco Papa, promosso alla guida dell'attività di investment banking, che dovrà dirigere da Vienna le attività nell'Europa centro Orientale: la scelta dovrebbe cadere su Carlo Vivaldi, attuale vicecapo della controllata turca Yapi Kredi. Non è invece matura la vendita della bad bank Uccmb.
Da luglio a settembre l'ad Carlo Messina, secondo il consensus elaborato dall'agenzia Bloomberg , dovrebbe invece aver spremuto da Intesa Sanpaolo 331 milioni di utile, superando così quota un miliardo nell'arco dei nove mesi. Akros ( 2,7 euro il target price) pensa invece che la lancetta del solo terzo trimestre salirà fino a 405 milioni, grazie una forte riduzione degli impearment sui crediti, che dovrebbe controbilanciare la possibile frenata sul fronte operativo. Dà una mano a Ca' de Sass, la controllata Banca Imi, che il direttore generale del gruppo Gaetano Micciché ha affidato da pochi giorni al delfino Mauro Micillo: il risultato netto è stato di 411 milioni (+5,4%) e un margine di intermediazione di un miliardo.
Domani sarà invece il turno del Mps (per cui gli analisti temono una perdita di un miliardo) e di Carige, entrambe bocciate agli stress. Ieri è scaduto il termine per inviare le misure di riparazione all'Eurotower (che ha due settimane per valutarle): il Monte di Fabrizio Viola, oltre ad aver portato l'aumento da 2,5 miliardi, ha chiesto alla Bce di rivedere i calcoli e mitigare» di 390 milioni il suo deficit patrimomiale. I conti trimestrali dipendono, tuttavia, anche da quanto fieno in cascina decideranno di mettere i cda dopo gli stress test. E la manovra potrebbe rivelarsi non indolore per le Popolari: il Banco (-3% in Borsa) secondo i broker potrebbe finire in rosso per 20 milioni.
La Bpm di Giuseppe Castagna dovrebbe invece fare 214 milioni nei nove mesi e 23 milioni nel trimestre. La Popolare di Sondrio guidata da Mario Alberto Pedranzini ha invece raddoppiato i guadagni a 94 milioni (+81,9%), a fronte di una raccolta di 29,2 miliardi (+10,4%) e impieghi per 25,7 miliardi (+5%).- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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