Caccia grossa in Piazza Affari per scovare i nuovi soci del Monte Paschi: in un solo giorno la banca ha visto cambiare indirizzo e quindi proprietario ad azioni pari all'11,8% del capitale, per un controvalore prossimo a 297 milioni. Impressionante il numero di titoli scambiati, così come lo scatto finale del titolo: +19,24% a 22 centesimi. La Consob ha quindi fatto partire il «terzo grado» agli operatori del mercato: gli ordini di acquisti sono infatti stati impartiti sia dalle sale operative italiane, sia da intermediari statunitensi, forse nell'ambito di un'operazione su derivati.
Tutto va comunque letto con l'attesa uscita di scena della Fondazione Mps presieduta da Antonella Mansi. L'Ente, schiacciato da 340 milioni di debiti, è riuscito a fare slittare a giugno l'aumento di capitale da 3 miliardi con cui il Monte vuole rimborsare i Monti bond, ma deve vendere il prima possibile a un socio industriale «amico» la maggioranza relativa della banca. E lo stesso Palazzo Sansedoni, che ha un prezzo di carico di 24 centesimi, nelle scorse settimane aveva avviato contatti con il sovrano Aabar (Abu Dhabi) e Pamplona per avviare il riassetto: il prezzo ipotizzato era prossimo a 22 cent per azione, quello segnato in Borsa.
L'Ente ha intanto deciso di mandare alla sbarra l'ex presidente Gabriello Mancini e il resto del vecchio vertice, contestando la partecipazione ai due aumenti di capitale che l'allora Mps di Giuseppe Mussari lanciò nel 2008, per sostenere l'acquisto di Antonveneta, e nel 2011. Ascoltati i legali, la deputazione generale ha infatti deciso di procedere con l'azione di responsabilità sia verso i suoi ex vertici sia verso le banche che l'avevano affiancata come consulenti. Per la sottoscrizione dell'aumento di capitale del 2008, Antonella Mansi muove contro i componenti della deputazione amministratrice allora in carica e dell'advisor; per la seconda operazione del 2011 (il prestito di 600 milioni) punta invece il dito contro sia contro la deputazione sia contro l'ex provveditore Marco Parlangeli, nonchè delle banche che hanno concesso il prestito.
A rincuorare gli investitori, oltre al calo dello spread, si sono aggiunti comunque anche i dettagli del pugno duro sui costi tenuto da Bruxelles nel concedere l'ok ai Monti Bond: in paricolare l'Europa ha chiesto altri tagli, a partire dal personale, nel caso la banca non riuscisse a pagare la cedola (9%) incorporata dalle speciali obbligazioni emesse dal ministero dell'Economia.
Per quanto riguarda la Procura, il Monte è stato oggetto di nuove ispezioni nell'ambito dell'indagine sulla cosiddetta «banda del 5%.
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