Un'altra Caporetto. Complice la caduta di Deutsche Bank a Francoforte per la prospettiva di una transazione miliardaria in Usa nella causa legale sui mutui subprime, ieri i titoli bancari sono tornati in trincea. E a fine seduta si sono contati i caduti sul campo di Piazza Affari: il soldato Monte dei Paschi ha chiuso a -9,3% toccando i minimi storici a 0,20 euro per una capitalizzazione crollata sotto ai 600 milioni.
In serata il premier Matteo Renzi ha smentito le pressioni da parte del governo sul recente azzeramento del vertice senese: «Le motivazioni che hanno portato a cambiare il management del Monte dei Paschi di Siena vanno chieste al board di Mps», ha detto il premier a margine del vertice Ue di Bratislava commentando le indiscrezioni che indicavano un intervento del Tesoro (azionista dell'istituto con il 4%) all'origine delle dimissioni dell'ad Fabrizio Viola seguite da quelle del presidente Massimo Tononi. Basterà a convincere il mercato che la politica - e gli esiti del referendum costituzionale - non influiranno sul maxi salvataggio del Monte? Chissà.
Nel frattempo, proseguono i lavori sul piano di ristrutturazione, in particolare sul prestito ponte per il veicolo che cartolarizzerà i crediti deteriorati della banca senese sul quale «ci sono gli intermediari al lavoro, che sono Mediobanca, JP Morgan e Citigroup», ha indicato ieri Paolo Petrignani, amministratore delegato di Quaestio Sgr, gestore del fondo Atlante.
Ma ad andare giù ieri non è stato solo Mps. Unicredit e Mediobanca hanno ceduto il 5,8%, Intesa Sanpaolo il 3,1%, Bpm il 4,5% e il Banco Popolare il 4,8 per cento. Nel complesso l'indice di settore ha lasciato sul terreno il 4 per cento. Il mal di banca ha contagiato l'intero listino milanese che ha perso il 2,4 per cento.
Ad alimentare le vendite hanno contribuito anche fattori tecnici. Con ieri - fanno notare nelle sale operative - è infatti partito il trimestrale aggiustamento del numero di azioni e dei pesi di investibilità del Ftse Mib, operato dalla società di gestione Ftse Russel ed efficace da lunedì, e questo ha portato movimenti e volumi anomali nell'asta di chiusura: per Mps i pezzi trattati sono stati 164 milioni (pari al 5,5% del capitale) a fronte di una media di 75 milioni negli ultimi tre mesi. Volumi di scambio super anche per altre «firme» del FtseMib come ad esempio Unicredit (422 milioni di titoli trattati) e Generali (82 milioni).
Il termometro degli investitori sulle banche italiane si misura anche sullo stato di avanzamento del rilancio delle quattro good bank (Etruria, CariChieti, Cariferrara e Banca Marche). Bper (ieri il titolo ha perso il 3,4%) e Ubi Banca (-4,4%) sono entrambe alle prese con il dossier. Dall'ultimo cda della popolare modenese sarebbe emersa l'intenzione di puntare solo su Banca Etruria. L'ad Alessandro Vandelli avrebbe comunicato ai consiglieri che le valutazioni sono ancora in corso e che non si è ancora arrivati alla stretta decisiva. Il nuovo scenario potrebbe far cambiare i programmi anche a Ubi che di conseguenza potrebbe decidere di rivedere il perimetro puntando su Banca Marche e le restanti. O decidere di restare fuori dalla partita.
Il cerchio andrà comunque chiuso nelle prossime due settimane: la vendita è destinata a chiudersi «in zona Cesarini, o ai tempi supplementari» rispetto alla scadenza prevista del 30 settembre, ha dichiarato nei giorni scorsi Roberto Nicastro, presidente dei quattro istituti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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