È l'accordo venuto dal freddo, ma caldo - anzi, caldissimo - sotto il profilo finanziario e strategico. Manca infatti solo l'annuncio ufficiale all'intesa da 25 miliardi di dollari tra la compagnia petrolifera inglese Bp e il gigante russo Rosneft, una delle creature predilette di Vladimir Putin, con cui Eni ha sottoscritto nell'aprile scorso un'allenza per l'esplorazione congiunta di giacimenti nel Mar Nero e in quello di Barents.
Ormai sembra infatti solo questione di ore: dopo anni di trattative, intese mancate, incontri falliti e faticosi tentativi di riavvicinamento su campi diversi, britannici e russi sarebbero pronti ad annunciare tra oggi e domani una liaison già comunque definita nei suoi dettagli principali.
L'operazione prevede infatti il passaggio a Rosneft del 50% della joint venture paritetica Tnk-Bp in mano a Bp, in cambio di contanti e azioni. La compagnia guidata da Bob Dudley si aggiudicherebbe una quota di circa il 12-13% nel gruppo moscovita del valore di 10 miliardi di dollari più una somma in contanti di 15 miliardi.
Per Bp si tratta di un colpo doppio. Nel 2003, anno di nascita della società mista con gli oligarchi russi di AAR (Alfa-Access-Renova), gli inglesi avevano sborsato 9 miliardi di dollari, all'epoca il maggior investimento mai effettuato in Russia da un gruppo estero. Uno sforzo ampiamente ripagato: da allora, la major ha incassato 18 miliardi di dividendi. Una cifra niente male, cui ora vanno aggiunti i 15 miliardi cash garantiti dal colosso energetico controllato dal Cremlino. Risorse fresche che potrebbero in futuro servire per aumentare la partecipazione in Rosneft.
Il secondo punto messo a segno riguarda l'interruzione della burrascosa relazione con AAR, irrimediabilmente compromessa lo scorso anno, quando i britannici cercarono di stringere un'alleanza proprio con Rosneft allo scopo di esplorare i territori dell'Artico russo alla ricerca di petrolio. Il progetto naufragò allora a causa dell'opposizione di AAR, che non voleva che Bp diventasse in qualche modo concorrente di Tnk-Bp all'interno dello stesso territorio russo. A questo punto, gli inglesi avranno invece le mani libere per riprendere il discorso sulla ricerca di energia oltre il circolo polare, mantenendo al tempo stesso una presenza significativa in un Paese che garantisce al gruppo un quarto della sua produzione globale.
Il deal tra i due gruppi apre anche un altro possibile scenario. AAR potrebbe decidere di accettare l'offerta ricevuta nelle scorse settimane da Rosneft (si parla di una cifra attonro ai 28 miliardi di dollari), e uscire dalla joint venture. In quel caso, Rosneft avrebbe a disposizione una capacità produttiva pari a 4 milioni di barili al giorno, una quota quasi doppia rispetto ai 2,3 milioni di barili su cui può contare una regina del petrolio come Exxon.
Ma già così come congegnata, l'intesa con Bp permetterà ai russi di produrre 3,2 milioni di barili e di porsi al comando della classifica dei maggiori produttori di greggio, in cui Eni occupa le prime posizioni con 1,5 milioni di barili.