
Unicredit si porta a casa il via libera dalla Dg Competition, l'antitrust europea, per la sua scalata a Banco Bpm. Non è un ok senza condizioni, nel senso che la banca guidata da Andrea Orcel dovrà vendere 209 sportelli (su 181 aree ) dell'attuale rete di Banco Bpm con il rischio di impoverire la vicinanza agli attori economici locali specialmente in alcune zone come per esempio Verona (la cui provincia perderà 90 filiali su 91), Novara (l'88% degli sportelli) e poi Alessandria (il 53%) e Modena (47%).
Secondo l'antitrust europeo, i rimedi offerti da Unicredit "risolvono pienamente le preoccupazioni in materia di concorrenza" individuate, "eliminando la sovrapposizione orizzontale tra le attività delle società in queste aree e garantendo il mantenimento della concorrenza". Respinta al mittente, invece, la richiesta dell'Antitrust italiano che pretendeva, ai sensi dei trattati europei, di poter gestire direttamente il dossier in quanto operazione molto rilevante per il mercato domestico italiano. Per la Commissione, però, "non sussistono motivi validi che giustifichino il rinvio dell'operazione all'Italia". La Commissione ha "un interesse particolare" a garantire il mantenimento della concorrenza in settori quali quello bancario e assicurativo.
Inoltre, la Commissione "è nella posizione ideale per gestire l'operazione, avendo maturato una significativa competenza nell'analisi dei mercati bancari".
A caldo è arrivato il commento del sottosegretario all'Economia, Federico Freni, che a margine di un evento ha osservato che "L'ok in chiave antitrust era scontato". Ciò che intendeva dire è che il nuovo passaggio poco conta sull'esito finale, visto che sono ancora in piedi le prescrizioni del Golden Power sulle quali si sta consumando una disputa anche legale con il ricorso della banca sul quale il Tar si eprimerà il 9 luglio. Il sottosegretario ha aggiunto: "Le prescrizioni sono giuste, poi in sede di monitoraggio Dio vede e provvede. Niente di nuovo sul fronte occidentale". Insomma, il discorso è quello ribadito più volte dal ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti: il Dpcm non cambia. Arriva la reazione anche di Giuseppe Castagna, a capo di Banco Bpm: "Prendiamo atto della decisione di oggi della Commissione Europea" sul via libera all'acquisizione di Banco Bpm da parte di Unicredit, "come sempre non entriamo nel merito delle decisioni delle Autorità, ma esprimiamo la nostra preoccupazione" circa le "conseguenze dell'operazione sul modello di business adottato dalla nostra banca, vicino da sempre all'economia reale e alle imprese".
Nel frattempo, Orcel è tornato a tuonare contro i governi ospite all'evento Young Factor a Milano. Dopo aver ricordato gli anni in cui si occupava di fusioni e acquisizioni, ha denunciato che oggi le regole non sono più chiare perché "dopo il Covid i governi soprattutto europei hanno preso una posizione molto più interventista".
Quindi, si è chiesto Orcel, "fai lobbying prima per essere sicuro che i governi siano dalla tua parte o fai le cose in modo corretto e poi speri di arrivare in fondo? Noi siamo dell'opinione di fare la seconda cosa perchè crediamo che la nostra società debba reggersi su dei principi e valori per i nostri azionisti, clienti e comunità". Il discorso poi va sull'Europa, rea di parlare molto di Unione bancaria e mercato dei capitali salvo poi scontrarsi con "barricate da tutte le parti" a ogni passo avanti.