I sindacati frenano, ma il progetto del presidente Andrea Bonomi di spazzare via l'assetto «popolare» di Bipiemme infiamma le sale operative. Alla sola prospettiva che la banca possa diventare una «spa» e quindi essere contendibile, il titolo ha chiuso in Borsa con uno strappo del 9,58% a 0,54 euro tra volumi per il 5,8% del capitale. L'obiettivo del capo di Investindustrial è completare la svolta entro luglio: Bonomi, primo socio con l'8,6%, avrebbe promesso di mantenere la posizione per un triennio ma la trasformazione in spa agevolerà in prospettiva anche la way out tipica del private equity.
I dettagli del progetto, marcato stretto da Bankitalia, sono stati esposti martedì pomeriggio alle 15.30 agli esponenti del primo tavolo sindacale presso lo studio Chiomenti in via Verdi, che lavora sul dossier insieme al giurista Piergaetano Marchetti. Bonomi, con l'ausilio di una decina di slide, avrebbe sottolineato l'«unicità» della soluzione individuata, che passa dalla creazione di una Fondazione, chiamata a rappresentare gli interessi di dipendenti-soci e pensionati (ma aperta alla società civile), cui sarebbe attribuito per statuto il 5% degli utili dell'istituto. L'Ente, che avrebbe compiti di welfare e sociali, nominerebbe inoltre tre consiglieri di sorveglianza. E i dipendenti-soci, in cambio dell'ok alla svolta, riceverebbero un premio una tantum in azioni pari al 10% del patrimonio di Bpm: in pratica 50mila euro a testa. Durante l'incontro, protrattosi per un paio d'ore, Bonomi avrebbe con viso preoccupato sottolineato la necessità di una svolta per Piazza Meda, così da ottenere la rimozione delle penalizzazioni al bilancio imposte da Bankitalia. Montani avrebbe invece più volte interrogato i presenti su quale potesse essere la risposta della base sociale.
Fabi, Fiba e Uilca sospendono il giudizio, in attesa di un segnale da parte della Vigilanza, mentre appare disponibile la Fisac, che però ha visto le sue rappresentanze aziendali lasciare più un negoziato. Un confronto è atteso la prossima settimana. Alcuni pensano però al«piano B», che mantenga la cooperativa e, con correttivi, l'assetto duale. L'idea è aprire con determinazione la Fondazione e il Cds alla «società civile» milanese e lombarda.
Ieri pomeriggio intanto le sigle Bpm hanno visto Massimiliano Calvi, responsabile relazioni sindacali, sul piano esuberi: le adesioni sono un centinaio più del previsto e quindi i sindacati, mentre si parla dell'estensione del Fondo esuberi al 2020, chiedono la stabilizzazione di altrettanti precari anche per garantire l'operatività davanti alle 450 uscite attese nel corso dell'anno.
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