Il commissario europeo per concorrenza, Joaquin Almunia, usa formule amichevoli. Ma la sostanza è chiara: sul salvataggio di Alitalia la Commissione europea ha inoltrato al governo italiano la richiesta di informazioni. È il primo passaggio verso l'apertura o meno di un'istruttoria per aiuti di Stato. E, secondo quanto risulta da fonti autorevoli, la Commissione considera il dossier Alitalia come prioritario. Che significa, in altri termini, non una formalità, né un fascicolo destinato a un binario morto. Di tutto ciò si è avuta ieri una conferma soft: «Siamo in contatto con le autorità italiane che ci invieranno informazioni» sul piano per Alitalia: così ha parlato il portavoce di Almunia. La palla è dunque passata a Roma. Che dovrà giochersela bene perché la partita non si presenta semplice.
Due sono le possibilità per l'Antitrust Ue: se l'intervento delle Poste nel capitale di Alitalia è considerato «concomitante», cioè contemporaneo a quello dei privati e di peso non significativo rispetto al loro, allora tutto si ferma lì. La Commissione non chiede adempimenti e non apre istruttorie. Ma questa possibilità, data per scontata a Roma, in realtà non risulta molto gettonata a Bruxelles. Mentre è più versosimile la seconda strada, e cioè che la garanzia di 75 milioni prestata dalle Poste su un aumento di capitale da totali 300 milioni venga esaminata a fondo perché sospetta di non essere «contestuale» né «comparabile». In altri termini, per l'Antitrust europeo le Poste non sono aiuto di Stato se intervengono insieme agli altri e spinti dalle medesime motivazioni. Una tesi complessa da dimostrare. Primo perché il gruppo guidato da Massimo Sarmi oggi non è azionista: arriva nella compagine dei soci solo ora. Secondo perché le sue motivazioni, soprattutto in assenza di un nuovo piano industriale, non appaiono le stesse dei soci invece già presenti. E in ogni caso sembrano lacunose, almeno sul piano della futura redditività. Il discrimine si gioca dunque sull'interpretazione dell'intervento di Poste in Alitalia: se si tratta di una scelta economica oppure di un salvataggio.
Partita complessa, ma non impossibile: l'operazione è considerata, dagli esperti in materia, «difendibile». A patto di non fare passi falsi, soprattutto in questa prima fase di invio di informazioni. La difesa dell'operazione andrà studiata nei particolari e a occuparsene dovranno essere un po' tutti gli attori: lo Stato è il destinatario formale delle richieste europee, ma il soggetto centrale sarà comunque la compagnia stessa, in quanto beneficiaria coinvolta del sospetto aiuto di Stato che, nel caso, dovrà restituire. Mentre le Poste, in quanto erogatrici e controllate dallo Stato, sono il terzo soggetto coinvolto.
A questo punto, posto che il governo risponderà ad Almunia nel giro di un mese, la Commissione deciderà se aprire o meno la procedura, che può durare qualche mese (dai 3 ai 5), nei quali vengono ammessi anche altri soggetti interessati, come le compagnie concorrenti (British Airways ha già denunciato la sua posizione contraria). E poi arriverà il verdetto. Nel frattempo l'operazione andrà però avanti. Con il rischio di doverla poi smontare. Compresa la restituzione dell'eventuale aiuto.
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