Bruxelles stringe la cinghia delle grandi banche europee

Nouy avverte: «I requisiti patrimoniali saranno alzati di altri 30 punti base». E l'Italia promette la bad bank entro l'anno

Bruxelles alza l'asticella sui requisiti di capitale per le banche europee che saranno sottoposte al prossimo round degli stress test nel 2016. «Saranno leggermente superiori rispetto al 2015, di circa 30 punti base in media» e l'adeguamento dei cuscinetti di capitale necessita circa 20 punti base di capitale in più, ha detto ieri la presidente del board di supervisione bancaria della Bce, Danielle Nouy all'Europarlamento. Il verdetto di Francoforte, ha aggiunto Nouy, sarà emesso «solo più avanti quest'anno». La Nouy ha spiegato che la verifica del patrimonio delle banche è stato effettuato per la prima volta quest'anno secondo una metodologia comune per i 120 grandi istituti della zona euro. Le decisioni sono state preparate, tenendo conto della persistenza dei rischi dovuti alle condizioni economiche e di mercato (rischi di liquidità e di credito) e con l'obiettivo di permettere alle banche di passare tranquillamente dalle attuali posizioni di capitale al pieno rispetto dei parametri di Basilea 3 nel 2019. Una consultazione sarà organizzata a novembre sia sulla regolazione Bce, che conterrà opzioni di natura generale, sia una guida che conterrà i criteri specifici per la valutazione caso per caso. Non c'è ancora un campione definitivo per le banche che saranno sottoposte nel 2016 agli stress test dell'Eba (l'autorità bancaria europea), ma l'idea è che riguardino il 70% degli asset, quindi vuol dire banche piuttosto grandi, circa cinquanta-settanta. Quelle però che non saranno scelte dall'Eba avranno uno stress test sotto il meccanismo unico di supervisione bancaria della Bce.

Intanto la banca guidata da Mario Draghi ha accolto «favorevolmente» gli schemi di decreto legislativo trasmessi dal ministero dell'Economia e delle Finanze lo scorso 29 luglio e relativi al risanamento e la risoluzione degli enti creditizi e delle imprese di investimento (ovvero le nuove norme sul cosiddetto bail-in ), in quanto «rafforzano gli strumenti e le procedure a disposizione della Banca d'Italia al fine di portare avanti efficaci misure di tipo preventivo, di intervento precoce e di risoluzione», in linea con il quadro comune di poteri di intervento, regole e procedure definiti dalla Direttiva 2014/59/Ue. Ma invita a considerare «se l'autorizzazione preventiva del Tesoro debba essere limitata» alle sole risoluzioni che hanno un «impatto diretto sulle finanze pubbliche o implicazioni sistemiche».

Nel frattempo, non si sono ancora sbloccate le trattative fra Bruxelles e il governo Renzi sulla nascita di una bad bank tricolore. «Pensiamo di poter arrivare a un veicolo, a prescindere dalla sua natura, che aiuti, in modo profondo, le banche a liberarsi degli Npl», ovvero i crediti deteriorati in portafoglio agli istituti di credito, ha detto ieri Fabrizio Pagani, capo della Segreteria tecnica del Ministero del Tesoro.

Secondo fonti governative, le misure per la bad bank potrebbero essere «agganciate» al decreto sull'autoriforma delle Bcc, qualora dovesse arrivare il via libera dell'Unione Europea. L'obiettivo sarebbe quindi quello di chiudere entrambi i dossier entro l'anno.

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