Cala la morsa dei derivati su Comuni e Regioni

Si allenta un poco la morsa dei derivati sugli enti locali italiani. Il numero delle amministrazioni che hanno contratti scende e si dimezzano le passività potenziali. Secondo i dati della Banca d'Italia, che però catturano solo le operazioni siglate con le banche nazionali (pari a circa il 50% del totale secondo stime del Tesoro), il numero degli enti con contratti è sceso di 5 unità a 172. Il valore di mercato negativo (passività potenziale), scende da 1,6 del 2012 a 0,9 miliardi. Il valore nozionale dei contratti si è ridotto da 11,3 miliardi a 8,7.
Nel supplemento al bollettino statistico dedicato al debito degli enti locali, l'istituto centrale rileva come i dati siano per difetto dell'operatività complessiva visto che almeno la metà dei contratti è stata stilata con banche straniere. Una circostanza che ha portato anche conflitti di giurisdizione nelle numerose cause intentate dagli enti per annullare o rivedere i contratti siglati, spesso causa di forti perdite, a volte perchè non sufficientemente compresi nei loro meccanismi. Il foro competente nella maggior parte dei casi relativi ad alcune tipologie come gli swap è quello della Gran Bretagna.
Via Nazionale sottolinea come gli enti con un'esposizione complessiva (inclusiva del valore di mercato negativo del contratto derivato oltre i 30.000 euro) siano pari a 172, di cui 11 Regioni, 21 Province, 128 Comuni.

Dal blocco disposto dal governo nel 2008 a siglare nuovi contratti il taglio è evidente. All'epoca, il numero delle amministrazioni era pari a 474 con un valore di mercato negativo per 1,1 miliardi, che aveva toccato una punta di 1,6 nel 2012.

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