«Cambio-gestore? Un Far West C’è bisogno di regole certe»

«Win Back» è una parola magica per gli operatori telefonici. Significa la riconquista di un cliente perso che si effettua, ovviamente, concedendo tariffe più vantaggiose. Sul Win Back si è scatenata una guerra tra operatori grandi, come Tim e Vodafone, e quelli con meno clienti come «3». «Pensavamo fosse tutto finito con la nuova delibera dell’Authority che ripristinava i tre giorni per il passaggio da un operatore a un altro - ha spiegato Vincenzo Novari, amministratore delegato di “3” in Italia -, invece si sta cercando di convincere l’Autorità a concedere la possibilità di chiedere al cliente che sta cambiando operatore l’ok a essere richiamato, anche dopo aver cambiato gestore, per proporgli nuove offerte».
E quindi?
«Si tratta di una nuova pratica scorretta e speriamo che questa idea venga respinta con forza dall’Autorità. I nostri piani tariffari sono trasparenti e bassi».
E allora perché tutti non corrono da voi?
«Guadagnare quote di mercato non è facile. Tim e Vodafone sono partite prima e il vantaggio resta. Uno studio dell’Authority finlandese ha analizzato il costo degli abbonamenti mobili in Italia senza considerarci e quindi senza includere l’operatore con la maggior percentuale di contratti (34%) e più conveniente. Alla fine pareva che in Italia le chiamate mobili costassero più che in Europa. Invece noi facciamo risparmiare dal 30% al 12% rispetto alla media europea, offrendo dal doppio al triplo dei minuti voce e sms, oltre a 400 volte il volume dei dati considerato nello studio».
Parliamo di copertura, a che punto siete?
«All’88% della popolazione e al 56% del territorio. Abbiamo chiesto al sottosegretario per le Tlc, Paolo Romani, di accelerare il piano frequenze e rendere libere entro la fine del 2010 quelle a 900 Mhz che ci spettano in forza della recente gara che ha attribuito 5 Mhz in più a 2.100 Mhz a Tim, Vodafone e Wind a un prezzo di circa 88 milioni, un decimo degli 826 milioni pagati da noi nel 2001. Le frequenze a 900 Mhz ci consentirebbero di terminare la nostra rete 3G a costi più contenuti per portare ovunque i nostri servizi e offrire banda larga mobile a tutti».
Come vanno i conti?
«Abbiamo 9 milioni di clienti di cui 3 milioni sono quelli abbonati. Quest’anno dimezziamo le perdite e per il prossimo prevediamo un miglioramento dei conti se il contesto regolatorio non ci penalizzerà».
Qual è il servizio che fa da traino ai cellulari Umts?
«Siti come Facebook o YouTube hanno fatto impennare le vendite di telefonini multimediali e, quindi, anche l’uso del traffico dati in mobilità».
Come va l’iPhone di Apple?
«Molto bene: ne vendiamo circa 20mila al mese, ma se ne avessimo 50mila li venderemmo. Apple ha troppe richieste: ha lanciato il prodotto in 80 Paesi».
E la vostra televisione?
«La tv sul telefonino ha un problema: i terminali costano molto, circa 600 euro.

Stiamo realizzando in Cina un nostro cellulare a basso costo. E poi magari manderemo il canale che produciamo per il mobile anche sul satellite e sul digitale terrestre. Ma siamo attenti anche al sociale: apriremo, all’Aquila, un call center per dare lavoro a 200 persone».

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