Campari vende il Punch e punta sui grandi marchi

Il gruppo Campari ha annunciato ieri di aver ceduto il Punch Barbieri, liquore a media gradazione nei gusti rum, mandarino e arancio, a Distillerie Moccia di Ferrara, società nota per lo Zabov, liquore a base d'uovo. Non è, lo si può dire francamente, una grande transazione per un gruppo internazionale quotato in Borsa: il prezzo pattuito è di 4,45 milioni di euro. Ma vista sotto un'altra luce, facendo emergere gli aspetti industriali, quelli della valorizzazione dei prodotti e dei marchi, si tratta di un'operazione eccellente.Da un lato Campari si priva di un prodotto marginale, che era entrato un po' casualmente nel suo portafoglio dieci anni fa, all'atto dell'acquisizione di Barbero 1891, che includeva tra gli altri Aperol, Aperol soda, Asti Mondoro, oltre al Punch naturalmente. Dall'altro c'è una piccola azienda italiana, familiare, legata alla tradizione, concentrata sul suo segmento di mercato, ora pronta a rilanciare il Punch Barbieri: Distillerie Moccia appartiene alla famiglia Ori, che l'ha acquistata nel 1973 dalla famiglia Moccia. I numeri non sono elevati: nel 2012 ha fatturato 2 milioni, per l'85% in Italia e per il 15% all'estero, in Europa, Nord e Sud America.
Campari si concentra su affari di taglia più ampia, sempre attenta a vagliare dossier in tutto il mondo per acquisizioni mirate sia sotto il profilo geografico sia sotto quello merceologico (la massima attenzione resta rivolta allo sviluppo negli alcolici e nei superalcolici); l'ultima operazione, conclusa definitivamente nel dicembre 2012, è stata l'acquisizione della giamaicana Lascelles de Marcado (rum), costata la bellezza di 330 milioni di euro. Moccia affianca al suo celebre Zabov il leader del mercato, seppur piccolo, del punch, dove il Barbieri ha una quota del 50%. Insieme all'amaretto, alla sambuca, al limoncello, Moccia può puntare a sinergie distributive e investire su un prodotto che Campari, forse, non aveva interesse a valorizzare. Con la nuova acquisizione, Distillerie Moccia punta a raddoppiare il fatturato, con l'obiettivo di arricchire ulteriormente il portafoglio di liquori tramite acquisizioni ben selezionate.
Campari, che il 7 marzo presenterà i risultati dell'esercizio 2012, conferma le sue linee di sviluppo, attraverso la crescita organica e per acquisizioni. La lenta metamorfosi di Campari è anche geografica: se nel 2011 il peso del mercato delle Americhe era del 33,5% sulle vendite, quello dell'Italia del 31,6 e del resto d'Europa del 26%, nel consuntivo 2012 ci si aspetta di vedere pesi diversi, con un'Italia più leggera e Americhe più vivaci.

Gli ultimi dati di Campari (-1,89% a Piazza Affari, ma in una seduta pessima) sono quelli al 30 settembre: 931,6 milioni di ricavi e 238 di ebitda. Nell'intero 2011 il fatturato si era chiuso con 1.274 milioni di fatturato e 329 di ebitda.

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