Economia

Via il capo della finanza Luxottica segna un punto nella partita con Essilor

Si dimette Halper, manager di nomina francese. Pesa lo scandalo in Thailandia

Via il capo della finanza Luxottica segna un punto nella partita con Essilor

Il primo round è per gli «italiani». EssilorLuxottica, il colosso dell'occhialeria da quasi 60 miliardi di capitalizzazione, ha iniziato a mettere a fuoco la governance. E a farne le spese è stata Hilary Halper, co-direttrice finanziaria (co-cfo) di nomina francese. Le dimissioni della manager seguono lo scandalo scoppiato a fine 2019 in uno stabilimento thailandese di Essilor. Uno scandalo che potrebbe continuare a pesare in vista della revisione della gestione societaria.

Il buco da 190 milioni determinato da finte fatture pagate ad altrettanto fasulli fornitori, potrebbe fornire a Leonardo Del Vecchio un maggiore margine di manovra in vista del riassetto degli organi di gestione del gruppo. A iniziare proprio dalla figura di direttore finanziario. Il comunicato societario che annunciava le dimissioni di Halper parla di una prossima nomina di un co-cfo, ma non manca chi scommette che le deleghe siano affidate, contestualmente alla pubblicazione del bilancio 2019 in agenda il 6 marzo, a Stefano Grassi, già co-cfo di EssiLux. All'orizzonte intanto si profila l'assemblea degli azionisti di maggio quando molti nodi potrebbero venire al pettine tanto più che, con l'approvazione del bilancio 2021, finirà ufficialmente la gestione a pari poteri tra italiani e francesi prevista dagli accordi di nozze del 2018 tra Essilor e Luxottica.

Nelle intenzioni si trattava di un matrimonio tra pari che avrebbe dato vita a un polo del settore con un business completo, dalle lenti, alle montature fino ai negozi. Ma il braccio di ferro per il controllo gruppo è iniziato quasi subito tra Del Vecchio, presidente esecutivo del gruppo e proprietario del 32,3% del capitale, e i dipendenti e pensionati di Essilor al 4,4% del capitale. A pochi mesi dal brindisi di nozze il patron di Luxottica aveva accusato il vice (con parità di deleghe) Hubert Sagnières di aver nominato una prima linea del management senza alcun accordo. Dopo mesi di botta e risposta, era poi arrivati all'accordo di pace che ribadiva la gestione pari poteri con una doppia presenza di italiani e francesi in numerose funzioni apicali (per le risorse umane, la segreteria del cda le relazioni con gli investitori e appunto la direzione finanziaria).

La tregua tuttavia è a tempo. E, a giudizio di alcuni fondi attivisti come Third Point, ha solo rinviato e non risolto il problema. Il fondo di Daniel Loeb infatti ha espressamente criticato il sistema di governance duale del gruppo giudicandolo scarso in quanto un cda in stallo rallenterebbe l'effettiva integrazione tra Luxottica e Essilor e il raggiungimento delle sinergie previste. Il prossimo terreno di scontro? La nomina dell'amministratore delegato che, secondo gli accordi, è attesa per fine 2020 grazie a una selezione effettuata da due agenzie di head hunter (Russell Reynolds Associates e a Eric Salmon & Partners). Il ruolo sarà affidato sulla base del principio del miglior profilo per la posizione.

Almeno in teoria e scandali thailandesi permettendo.

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