Economia

Care "felpette" di Paypal ora restituitemi i miei soldi

Prima bloccano il conto senza avvertire o dire perché. Poi fanno impazzire con documenti e dati personali

Care "felpette" di Paypal ora restituitemi i miei soldi

Ecco la mia disavventura con un big della rete. Sapete quelli buoni e belli che renderanno il mondo migliore, ma che ora ce lo rendono un inferno. La società in questione è Paypal. Si occupa di pagamenti via internet. Se ciò che sto per raccontarvi, l'avesse fatto Intesa o Cartasì avremmo gridato allo scandalo. Ma abbiamo a che fare con Paypal, loro hanno le felpe, sono moderni, hanno le quote rosa, sono no gender e contro Trump. Pensate che sia troppo acido? Non vi sbagliate. Mi piace la tecnologia e sono anni che ho un conto Paypal. Ad esso ho agganciato una carta di credito tradizionale. Gli ho affidato molto compiti: troppi e me ne pento. L'abbonamento a Netflix, l'ho collegato a eBay e a Amazon. Sono un perfetto nerd e un perfetto cretino. Invece di Paypal avrei dovuto usare i metodi tradizionali. Vediamo perché.

Proprio Netflix, il canale tv delle felpette dove trasmettono Narcos, mi avverte che c'è qualcosa che non va con i pagamenti. Impossibile, penso. Ho Paypal. Questi non fanno altro che prelevare i quattrini dalla mia carta e girarli ai fornitore. Inoltre, per una serie di rimborsi, sul conto Paypal ci sono 178,85 euretti. Il costo di un mese di Netflix è di 10 euro. Insomma Paypall ha soldi miei in deposito, che non si sogna di remunerare, li girasse a Netflix e non rompessero le balle. Non si devono neanche prelevare dalla carta di credito. Paypal, come tutti, non ti lascia mai in pace sulla posta elettronica con le sue offerte e penso a questo punto che, tra tanta monnezza, mi sia sfuggita una mail importante. Hanno tutto di me, ma non sono riusciti a raggiungermi e mi hanno bloccato il conto. Questo mi fa imbufalire: quei 178 euro sono miei, nessuno può bloccarli.

Sul sito Paypal leggo «si è verificato un errore con il tuo conto» e più giù risolvi il problema per continuare a usare tutte le funzioni del conto. Eccola là: è fatta. Clicco speranzoso. E in un'altra pagina scopro: «le funzioni del tuo conto sono state limitate. Per vedere e rimuovere le limitazioni» applicate, «visita la pagina relativa alle limitazioni». Più che limitate, felpette dei miei stivali, direi che le funzioni sono state azzerate.

Clicco il bottone che mi rimanda alla pagina delle limitazioni. E vi assicuro che non capirete esattamente perché vi abbiano bloccato i vostri soldi. Ma vi portano a un ulteriore bottone: «conferma i tuoi dati». Compare una finestrella: «Conferma la tua identità per evitare interruzioni del servizio. In conformità alle normative del tuo Paese, siamo tenuti a confermare i tuoi dati personali e aziendali». Amici il servizio me lo avete già interrotto, penso. Ma pazienza. Iniziamo a compilare un form dettagliatissimo. Ovviamente se incontrate chi lo ha scritto vorreste denunciarlo. Compilato tutto, non succede nulla, se non una piccola comunicazione: «Non è stato possibile verificare i tuoi dati personali. Hai a disposizione 2 tentativi per immettere dati personali validi». I cretini danno del cretino a me. E in più mi dicono che ho solo due tentativi. Ripeto tutto daccapo. Niente. Ci bruciamo anche il secondo tentativo: neanche dicono dove hai sbagliato.

Continui per la terza e ultima volta e ti compare un'altra finestra in cui ti richiedono di allegare un documento di riconoscimento, lo stesso fornito pochi istanti prima: fatto. Brancolando nel buio ti appare una nuova finestra con la richiesta di un ulteriore documento che certifichi la tua residenza, che hai appena dato. Ti rimetti a scrivere tutto. Ma cosa alleghi, come documento per certificare la tua residenza? Patente, vecchia carta di identità e passaporto non dicono nulla. Hai la possibilità di mandare loro il tuo estratto di conto corrente, col cavolo. Meglio una bolletta della Edison, della luce. Se l'è ciucciata. Ora ti chiedono la conferma del tuo conto corrente e della carta di credito. Che fino a pochi giorni fa funzionavano perfettamente. Confermi la carta: sapete come funziona. Paypal ti addebita 1,5 euro. E perché devo confermare una carta che ha sempre funzionato? Boh. Ma insomma dopo questo euretto e mezzo scippato ancora non ho capito, se mi hanno rimesso in gioco.

Riprovo allora a ritrasferire i 178,5 euro del mio saldo Paypal sulla mia carta: niente da fare. È passata un'oretta e come in un micidiale gioco della felpetta mi rimandano al centro risoluzioni Paypal.

Quello da cui ho iniziato. In cui mi spiegano che il mio conto ha funzioni limitate. Provo allora a collegare anche il conto corrente, tramite Iban. Sono nudo: a questo punto sanno tutto di me. Paypal ti odio. Ma vediamo se adesso tutto funziona: riprovo a trasferire i mei 178,75 euretti sul conto che ho collegato. Niente. Che altro mi sarò dimenticato. Per collegare il conto, deve versargli sopra qualche centesimo. Ci provo. Ma il pc non mi dà la possibilità di farlo. Potrà farlo, capisco, solo tra qualche giorno. Niente non so più cosa fare. So solo che sono stato un cretino a iscrivermi a Paypal e invito chiunque mi legga di diffidare. Sicuramente rispondono a qualche legge o direttiva europea, italiana, Mifid e via dicendo: ma come lo fanno è demenziale.

Anzi io un'ideuzza ce l'ho: se entro una settimana non mi restituiscono i quattrini, vado dai carabinieri e li denuncio per appropriazione indebita o per quel che è.

Se anche dai carabinieri mi fanno però compilare un modulo on line, però mollo.

Commenti