Per Carige è arrivata la resa dei conti

Settimana di passione in Borsa con il titolo sui minimi storici. Il nodo del bond

Per Carige è arrivata la resa dei conti

La tornata di trimestrali bancarie verrà chiusa domani da Carige.

La «sorvegliata speciale» del sistema e della Bce entro fine anno dovrà spiegare al mercato come intende rafforzare il patrimonio per poi procedere verso il matrimonio con uno sposo ancora da trovare. Missione non semplice considerando che secondo gli ultimi test fatti da Francoforte su sei istituti italiani in parallelo a quelli dell'Eba, in caso di scenario avverso solo la banca genovese avrebbe presentato una situazione di fragilità.

In attesa di conoscere i conti che verranno approvati domani dal cda, la Borsa chiede di fare presto: nell'ultima seduta di venerdì, il titolo ha lasciato sul terreno il 9,76% a 0,0037 euro, sui nuovi minimi, già rivisti il giorno prima quando il calo aveva sfiorato il 9 per cento. Ad accelerare la caduta, giovedì, avevano contribuito alcuni consistenti ordini in vendita immessi nel finale di seduta, tra cui uno singolo da 49,5 milioni di pezzi.

Il bilancio è pesante: nell'ultimo anno le azioni Carige hanno perso più del 78%, negli ultimi sei mesi il 56% nell'ultimo mese sono andate giù del 31,5 per cento. Di certo, le condizioni generali del listino milanese, ancora scosso dalle turbolenze dello spread, non aiutano l'emissione da almeno 200 milioni che serve all'istituto ligure guidato da Fabio Innocenzi per ripristinare i coefficienti patrimoniali come richiesto dalla Vigilanza di Francoforte, alla quale entro fine mese Carige dovrà presentare il piano di conservazione del capitale. Senza dimenticare che già alla fine del 2018, l'ex ad, Paolo Fiorentino, aveva ipotizzato un'operazione da 300-350 milioni ma la cifra era stata abbassata a 200 l'estate scorsa perché gli investitori non avevano mostrato sufficiente interesse.

In mancanza di prospettive per collocare il bond presso gli investitori, il varo dell'emissione dipenderà dalla disponibilità dei maggiori soci, non solo Vittorio Malacalza (primo azionista con il 27,5% attraverso la cassaforte Malacalza Investimenti) ma anche Raffaele Mincione e Gabriele Volpi. Secondo le ultime indiscrezioni raccolte dall'agenzia Radiocor, la famiglia Malacalza sarebbe pronto a valutare un impegno di 50 milioni per sottoscrivere un quarto dell'ammontare previsto di 200 milioni per il prestito obbligazionario di tipo Tier 2 su cui Carige è al lavoro insieme ad alcuni istituti a cominciare da Ubs.

In discussione c'è anche l'eventuale facoltà di conversione del titolo che, se da una parte consentirebbe di abbassare il ritorno da riconoscere ai sottoscrittori, dall'altra potrebbe avere conseguenze sull'assetto azionario attuale (portando Malacalza oltre la soglia dell'Opa) oltre a dover seguire un iter lungo e complicato con il necessario via libera dell'assemblea degli azionisti. Resta, inoltre, da capire come si muoveranno la Pop12 di Mincione e la Lonestar di Volpi.

Qualche indicazione sulle mosse strategiche della banca genovese in più potrebbe arrivare domani pomeriggio nel corso della conferenza telefonica dell'ad Innocenzi fissata per la presentazione dei risultati al 30 settembre.

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