Carige chiude l'aumento E cede 1,2 miliardi di crediti

Ridotto l'inoptato, Malcalza investe pure in proprio

Cinzia Meoni

La maratona sulla ristrutturazione di Carige è giunta ieri all'ultimo miglio con la chiusura della ricapitalizzazione da 560 milioni. Mentre il Giornale andava in stampa, non erano stati diffusi dati ufficiali ma, da quanto è stato possibile ricostruire, il rafforzamento patrimoniale, firmato dall'ad Paolo Fiorentino, si sarebbe concluso con risultati migliori del previsto.

Secondo indiscrezioni, l'aumento di capitale avrebbe registrato 60 milioni circa di inoptato e ha raccolto adesioni per 200 milioni tra gli investitori privati. Potrebbe non esserci necessità dell'intervento del consorzio bancario di garanzia e l'inoptato potrebbe essere ripartito tra i soci storici come Vittorio Malacalza e Gabriele Volpi che si sono resi disponibili a salire nel capitale di Carige.

Malacalza è in attesa del via libera della Bce e di Bankitalia per salire dal 17,6% al 28% (che potrebbe essere vincolato all'impegno, seppure formale, di non assumere una influenza sulla gestione operativa configurabile come attività di direzione e coordinamento), mentre la Compagnia Financiera Lonestar di Volpi potrebbe salire dal 6 al 9,99%. Nel frattempo Vittorio Malacalza, vicepresidente di Carige, ha sottoscritto 87 milioni di azioni a titolo personale. Nella tarda serata di ieri mancavano anche i dettagli dell'attesa cessione della società di credito al consumo Creditis a Chenavari Investment Managers per un centinaio di milioni circa.

Sempre ieri poi l'istituto genovese ha comunicato di aver venduto al Credito Fondiario un portafoglio di crediti in sofferenza di 1,2 miliardi per un corrispettivo di 265,7 milioni, circa il 22,1% del valore nominale lordo un dato che, secondo quanto indicato dalla nota societaria è «migliorativo rispetto a quello previsto dal piano» industriale. La transazione porta a circa 2,2 miliardi il totale delle cessioni di crediti in sofferenza realizzate da Banca Carige (-0,99% il titolo in Borsa) nel secondo semestre dell'anno. L'obiettivo del gruppo ligure al 2020 è quello di raggiungere un totale stock di credito deteriorato pari a circa 3,1 miliardi rispetto ai 7,3 miliardi del 2016.

Il Credito Fondiario ha poi acquisito per 31 milioni la piattaforma di gestione dei crediti deteriorati. Le due operazioni sono state definite al termine di un processo competitivo con oltre 30 investitori nazionali ed internazionali.

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