Carige chiude l'aumento E cede 1,2 miliardi di crediti

Coperti 497 milioni. Fiorentino: «Si volta pagina»

Cinzia Meoni

La maratona sulla ristrutturazione di Carige è giunta ieri all'ultimo miglio con la chiusura della ricapitalizzazione da 560 milioni: l'operazione è stata sottoscritta per 331 milioni, a cui aggiungere i 46 milioni della conversione obbligatoria dei bond subordinati (che ha coinvolto Generali, Unipolsai e Intesa Sanpaolo). L'inoptato è quindi di 183 milioni che, considerando i 120 milioni coperti dagli accordi vincolanti già sottoscritti da un pool di investitori, si riduce a 63 milioni. «Oggi scriviamo una nuova pagina della storia di Carige, siamo molto soddisfatti» per il risultato dell'aumento «che è andato in porto con grande successo», ha detto l'ad Paolo Fiorentino: «Per la prima volta una banca in difficoltà, nel nostro Paese, ce l'ha fatta da sola».

L'aumento di capitale ha visto il coinvolgimento dei soci storici dell'istituto per 130 milioni e registrato inoltre adesioni per 199 milioni tra gli investitori privati. I diritti di opzione non esercitati saranno offerti in Borsa secondo un calendario non ancora noto e, qualora restassero inoptati, saranno acquisiti dai garanti «fermo restando il diritto di Malacalza Investimenti di sottoscrivere nuove azioni e raggiungere una partecipazione pari al 28% del capitale post aumento». Malacalza è in attesa del via libera di Bce e Bankitalia a salire dal 17,6% al 28%, che potrebbe essere vincolato all'impegno di non assumere un'influenza sulla gestione operativa configurabile come attività di «direzione e coordinamento». Nel frattempo Vittorio Malacalza, vicepresidente di Carige, ha sottoscritto 87 milioni di azioni a titolo personale.

Sempre ieri poi l'istituto genovese ha venduto al Credito Fondiario un portafoglio di crediti in sofferenza di 1,2 miliardi per un corrispettivo di 265,7 milioni, circa il 22,1% del valore nominale lordo. La transazione porta a 2,2 miliardi il totale delle cessioni degli Npl realizzate da Carige (-0,99% il titolo in Borsa) nel secondo semestre. L'obiettivo del gruppo ligure al 2020 è raggiungere un totale stock di credito deteriorato pari a 3,1 miliardi rispetto ai 7,3 miliardi del 2016.

Il Credito Fondiario ha poi acquisito per 31 milioni la piattaforma di gestione dei crediti deteriorati. In tarda serata mancavano i dettagli della cessione della società di credito al consumo Creditis a Chenavari Investment Managers per un centinaio di milioni.

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